Codex Wangianus – La «Magna Charta» Trentina
Gli sforzi di Federico Vanga nella redazione del Codex e l'importanza secolare di quello che allora era definito «Libro di San Vigilio»
Difficile è l'arte del governare, e
ancor più difficile se la si intende come un servizio svolto per il
bene della collettività e dei suoi membri più deboli. L'oggetto
delle iniziative culturali che sono presentate oggi, 23 novembre
2007, ha a che fare con questo: con l'arte del governare, con il
rispetto dei princìpi, con la fatica dell'accordo, con la ricerca
delle forme giuridiche che possono dare certezza e continuità nel
tempo alla convivenza civile. Tutto questo è stato il Codex
Wangianus.
L'impresa ci appare lontana; la ricerca storica su di essa sembra
destinata ad un pubblico ristretto di specialisti e appassionati.
In realtà si tratta di un episodio che ha qualcosa da dire anche
alla società e alla politica del nostro tempo, e ben al di fuori
del ristretto ambito territoriale in cui questo fondamentale
documento del medioevo trentino ebbe a nascere.
Ottocento anni fa il vescovo Federico Vanga si pose il problema di
come governare recte et iuste, con rettitudine e con giustizia, il
suo episcopato; cercò di risolverlo facendo scrivere un
"cartulario", ossia un volume in cui raccogliere i documenti
attestanti prerogative e diritti del principato vescovile, a tutela
propria e dei sudditi. Quest'opera è stata al centro di una ricerca
decennale, che ha coinvolto un nutrito gruppo di studiosi e che è
giunta al termine con la pubblicazione di un'edizione completa
rispondente ad aggiornati criteri scientifici. Questo volume viene
presentato ufficialmente nel corso di un convegno scientifico che
si tiene oggi, 23 novembre .
Il Codex Wangianus è anche al centro di una mostra, che si apre
pure il 23 novembre e che presenta al pubblico il manufatto
splendidamente restaurato per iniziativa del Ministero per i Beni e
le Attività Culturali - Archivio di Stato di Trento; insieme ad
esso, alcuni oggetti e documenti che ci parlano dell'epoca di
Federico Vanga, dei suoi sforzi per la redazione del Codex,
dell'importanza secolare di quello che allora era definito "Libro
di San Vigilio". La mostra stessa viene ospitata nelle sale di
Torre Vanga, che l'amministrazione provinciale ha reso disponibili
per l'occasione, anticipandone parzialmente l'apertura dopo il
lungo e delicato restauro, con una sezione distaccata presso il
Museo Diocesano Tridentino ospitato in quell'antico palazzo
vescovile che conserva le vestigia della dimora di Federico.
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