Italia in deflazione a gennaio -0,6% – Di Alberto Pattini

Confesercenti: «Basta con l’austerità a senso unico. Bisogna sbloccare il credito e correggere il tiro di un fisco troppo esoso e punitivo»

Foto d'autore: Valanga sull'Adamello Foto © Stefano Sandrini.
 
L'indice dei prezzi al consumo calcolato dall’Istat è sceso dello 0,4% rispetto a dicembre 2014 e dello 0,6% su base annua, come non accadeva da settembre 1959, quando si registrò una contrazione pari all’1,1%.
È quanto afferma l’Istat nelle stime preliminari diffuse ieri.
La flessione su base annua dell’indice generale, spiega l’istituto di statistica, è dovuta in larga misura all’accentuarsi della caduta tendenziale dei prezzi dei Beni energetici, in particolare di quelli non regolamentati (-14,1%, da -8,0% di dicembre), e al rallentamento della crescita annua dei prezzi dei servizi, con particolare riferimento a quelli dei Servizi relativi ai Trasporti (+0,2%, da +2,0% del mese precedente).
Al netto degli alimentari non lavorati e dei beni energetici, l’inflazione di fondo permane positiva ma in ulteriore rallentamento (+0,3%, da +0,6% di dicembre); al netto dei soli beni energetici scende a +0,3% (era +0,5% il mese precedente).
 
Il calo mensile dell’indice generale è da ascrivere in primo luogo alla diminuzione dei prezzi degli Energetici non regolamentati (-6,3%) - con i forti ribassi dei carburanti, - dell’Energia elettrica (-2,2%) e dei Servizi relativi ai trasporti (-2,4%), questi ultimi condizionati da fattori stagionali; a contenere in parte il calo è l’aumento dei prezzi dei Vegetali freschi (+7,1%), anch’essi influenzati da fattori stagionali.
L’inflazione acquisita per il 2015 è pari a -0,6%.
Rispetto a gennaio 2014, i prezzi dei beni diminuiscono dell’1,5% (era -0,8% a dicembre) e il tasso di crescita dei prezzi dei servizi si dimezza (+0,5%, da +1,0% del mese precedente).
Di conseguenza, rispetto a dicembre 2014 il differenziale inflazionistico tra servizi e beni si amplia di due decimi di punto percentuale.
I prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona aumentano dello 0,6% su dicembre e dello 0,1% su base annua (da -0,2% di dicembre).
I prezzi dei prodotti ad alta frequenza di acquisto - per effetto soprattutto dei ribassi dei carburanti - diminuiscono dello 0,5% su base mensile e dell’1,4% su base annua (era -0,5% il mese precedente).
Secondo le stime preliminari, l’indice armonizzato dei prezzi al consumo diminuisce del 2,4% su base mensile e segna un calo pari a -0,4% su base annua (da -0,1% di dicembre).
La flessione congiunturale è in larga parte da ascrivere ai saldi invernali dell’abbigliamento e calzature, di cui l’indice generale non tiene conto.
 
La Confesercenti con una nota va subito all'attacco.
«Per invertire la tendenza occorre tirarsi su le maniche e intervenire rapidamente. Basta con l’austerità a senso unico: bisogna sbloccare il credito e correggere il tiro di un fisco troppo esoso e punitivo su imprese e famiglie.
«E bisogna farlo presto: l’economia reale, finalmente, sta dando qualche segnale positivo. Ma l’eventuale discesa nella spirale deflattiva ridurrebbe gli effetti positivi in atto e cancellerebbe le legittime e necessarie speranze di un ritorno alla crescita.»
 
Alberto Pattini