Matteo Boato, «Terra e acqua» – Di Daniela Larentis
A Milano, la mostra dell’artista da poco inaugurata presso Archivio Galleria Lazzaro by Corsi resterà aperta fino al 18 marzo 2023 – L’intervista
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A Milano, è stata da poco inaugurata l’esposizione «Terra e acqua» di Matteo Boato, pittore trentino di fama nazionale e internazionale, visitabile dal 2 al 18 marzo 2023 presso Archivio Galleria Lazzaro by Corsi, nei seguenti orari di apertura: martedì - sabato: 9-13 / 15 – 18.
Si tratta di una mostra antologica che propone quaranta lavori realizzati tra il 2010 e il 2022, una serie di opere legate ai temi più cari all'artista, in particolare all’acqua, al paesaggio naturale, alla terra, ma anche ai centri urbani, ai palazzi storici, ai luoghi di relazione e incontri come la piazza, alla musica.
Diverse, infatti, sono le tematiche che Boato affronta negli anni, attraverso cicli di opere che si susseguono nel tempo: «Cielo di tetti», «Cielo di campi», «Archi», dedicato a violoncelli, viole e contrabbassi; lavori sul corpo, sul bosco, sul paesaggio extraurbano.
Le «Case danzanti», dipinte attraverso l’accostamento di grafite e colore a olio materico, le inconfondibili «Piazze», fino alle produzioni più recenti, fra cui il ciclo «Barche» dedicato alle barche veneziane.
L’artista, molto attivo sia in Italia che all’estero, inizia a dipingere le prime barche nell’aprile 2021; lavorando incessantemente per più di un anno dà vita a numerose opere che confluiscono nel ciclo «Aqua», un termine latino usato nel dialetto veneziano.
Si tratta di dipinti per lo più di grande formato che richiamano con forza il concetto di vita e di trasformazione (a Venezia è sepolto il padre Sandro, scomparso nel 2019).
L’esposizione, oltre alle barche veneziane, alle case e alle piazze, comprende fra l’altro opere legate al tema della Terra e dell'ambiente naturale: monasteri tra campi coltivati concentrici, betulle e alberi che accennano a un dialogo diretto tra uomo e natura.
Matteo Boato, Verona, olio su tela, 2021 - Acesso al filmato.
Non è la prima volta che l’artista espone alla galleria milanese, a introdurlo in questo prestigioso ambiente fu Domenico Montalto.
Diciotto anni fa, il noto giornalista e storico dell’arte scrisse di lui nel testo in catalogo, in occasione di una mostra organizzata presso l’Università di Trento che raccontava il suo percorso artistico dal 2001 al 2005:
«Matteo Boato appartiene indubbiamente, a dispetto dell’ancor giovane età, alla ristrettissima pleiade dei pittori di razza: quelli segnati dall’oltranza figurativa e dall’urgenza di verità interiore, quell’urgenza che sposta il focus dell’arte dalla banale vanità dei modi correnti alla ricerca dell’identità personale, alla meditazione delle vere affinità elettive.
«Le sue opere rifuggono dall’ovvio, documentando con accenti riconoscibili e singolari una connivenza con la vita e le sue gioie, con gli affetti, col sentimento delle cose, quelle lievi e quelle grevi, com’è nella natura umana.»
«Boato, formidabile disegnatore, persegue una sua singolare poetica della matericità, calcolando attentamente l’equilibrio compositivo del quadro, cercando di valorizzare al massimo le caratteristiche sensoriali delle superfici e della materia-colore, esaltandone le potenzialità psicoenergetiche ed evocative. In una storia dell’arte contemporanea fatta di volgarizzazioni e di semplificazioni Boato pone, con perentorio e persino irridente candore, l’imbarazzante questione della vitalità poetante del linguaggio-pittura e di una figuratività sorgiva, autenticamente visionaria, non succube né artificialmente replicante della fotografia, della moda, della pubblicità, dei new media. Da buon trentino, Boato è uomo-artista fatalmente di frontiera, nonché plurilingue. Il suo è un vocabolario internazionale, frutto della permeabilità e dell’incontro dei linguaggi. Boato è tutto fuorché un pittore vernacolare: la sua casa è l’Europa, il suo tempo è lo Zeitgeist, lo spirito dell’epoca.»
Alcune brevi note biografiche prima di passare all’intervista.
Matteo Boato, Barche olio su tela, 2021.
Matteo Boato è laureato in chitarra classica e in ingegneria civile. Nel 1998 consegue il «diploma di architettura bioecologica».
Nel 2001 sceglie la via della pittura come unica professione. Opera sia a livello nazionale che internazionale (in Europa, in Russia, Giappone, Cina, USA, Brasile, Azerbaijan).
Ha al suo attivo diverse attività didattiche (MART, 2010 e 2011; varie università in Russia, 2014 e 2015), scenografie (Tour “Tutti Qui” di Claudio Baglioni, 2006), performance musicali e pittoriche (Galleria Civica di Trento, 2011; MUSE, 2013; Roncegno, 2015), la partecipazione alla Biennale di Venezia 2011.
Illustra diversi libri. I suoi lavori vengono inseriti nella scenografia del film «La felicità è un sistema complesso» (2015, reg. Zanasi), nelle serie TV «Tutto può succedere» (2016 – 2017 - 2018, RAI 1), «Nero a Metà 2» (2019, 2021 RAI 1) e «Suburra la serie» terza serie, (Netflix, 2020). Vincitore di diversi concorsi internazionali per la realizzazione di opere d’arte pubbliche.
Curiosi di saperne di più lo abbiamo incontrato e gli abbiamo rivolto alcune domande.
Matteo Boato, Burano, olio su tela, 2006.
Dove è allestita la mostra appena inaugurata?
«A Milano, presso la Galleria Lazzaro by Corsi in via Cenisio 50, fondata nel 1991 da Adriano Corsi allo scopo di perpetuare la sensibilità e le doti artistiche del pittore Walter Lazzaro, artista molto apprezzato nell’area milanese.
«Entrai in contatto con la galleria poco meno di una ventina di anni fa grazie a Domenico Montalto, il quale aveva scritto un testo in catalogo nel 2005, in occasione di una mia esposizione allestita presso l’Università di Trento. La mia prima mostra in galleria risale al 2007, ne è seguita un’altra nel 2009 e una nel 2011.»
Il percorso espositivo come è stato pensato?
«Si tratta di un’antologica, ho selezionato opere afferenti a vari cicli, la Terra, le Case danzanti, le Piazze, Archi; un nucleo consistente di opere riguarda invece il ciclo Barche di più recente realizzazione.»
Matteo Boato, Milano, olio su tela, 2011
Fino a quando sarà visitabile?
«Fino al 18 marzo»
Quante sono le opere esposte?
«Sono una quarantina di medie e grandi dimensioni.»
A cosa sta lavorando/progetti futuri?
«Era in programma da tempo un’esposizione in Cina, attualmente sospesa, speriamo che la situazione possa migliorare consentendo di riprendere il progetto. In previsione c’è un’importante mostra in Svizzera, a Lugano, e una in Trentino, organizzata dal Comune di Castel Ivano e accompagnata da un catalogo.»
Daniela Larentis – [email protected]