Cartoline di Bruno Lucchi dall’Abruzzo, terra di sorprese

Mi guardo intorno: mi sento in una parentesi di pace, dove domina, incontrastato, il silenzio

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L'Abruzzo è una terra di sorprese.
Paesi alteri arroccati da secoli su promontori.
Torri e campanili fieri svettano verso l'alto.
Fazzoletti di terra disegnati da architetti-contadini.
Ovunque poso gli occhi è celebrazione alla natura.
 
È dicembre. Mattino presto.
Il freddo è particolarmente intenso.
Eccomi in auto verso una nuova avventura.
Il navigatore mi dice che in sette ore sarò a destinazione.
Imbocco la Brennero-Modena direzione sud.
L'autostrada è quasi vuota.
Uno dei pochi “vantaggi” delle restrizioni Covid.
Accanto a me Graziella cerca di prolungare i propri sogni tenendo gli occhi chiusi.
Dietro le montagne colme di neve, sfumano nella foschia.
L'Adige, zigzagando di qua e di là, nel suo percorso verso il mare, pare voglia giocare con me.
Metto la musica, ho solo cd di Ezio Bosso.
 
Alla prima aerea di servizio sulla tangenziale di Bologna ci fermiamo per fare colazione.
Posteggio. Davanti un grande cartello pubblicitario dice: «Sei in un Paese meraviglioso».
«Lo so! Lo so!», vorrei rispondere.
Non posso mi prenderebbero certamente per un matto.
 
Il sole lotta con le poche nuvole per ottenere il suo piccolo spazio nel cielo.
Il freddo sta eseguendo una perfetta perfomance.
Ripartiamo.
 
L'autostrada A14.
I pensieri fanno un tuffo in un passato lontano.
L'Adriatica, la conosco bene.
Ancora giovane ragazzo, l'avrò percorsa decine e decine di volte, durante i miei studi al Magistero di Belle Arti ad Urbino. In questa città marchigiana - una delle più importanti corti rinascimentali, grazie al pensiero lungimirante del Duca Federico di Montefeltro - ho trascorso, proprio nelle sale del Palazzo Ducale, due anni di studi fondamentali per la mia formazione artistica.
 
L'auto scorre sul nastro grigio dell'asfalto. I chilometri scivolano.
Intorno le colline modellano linee malleabili, rasserenanti.
La bellezza di questi timidi paesaggi, mi riportano ad un altro passato, meno remoto.
Un viaggio per un'importante esposizione di mie opere, nel Castello Svevo a Barletta, in Puglia.
Era il 2001. Spesso, ancor oggi, ripercorro la A14 per incontrare gli amici conosciuti in quell'occasione.
 
Mentre si sommano i chilometri, abbandono le memorie remote.
Mi tuffo di nuovo nel presente, in questo viaggio che mi porta in un angolo certamente poco noto ma con un fascino particolare. Un piccolo borgo nell'entroterra abruzzese, poco oltre la città dell'Aquila, ai piedi del monte Velino: Rosciolo dei Marsi.
L'autocertificazione, che mi permette lo spostamento in una regione «zona rossa Covid», riporta: attore per spot pubblicitario (vedi cartolina del 14 marzo 2021).
https://www.ladigetto.it/rubriche/cartoline/108477-cartoline-di-bruno-lucchi-%E2%80%93-il-back-stage-di-un-attimo-sfuggente.html
La voce del navigatore mi invita cordialmente ad abbandonare l'A14, all'uscita Teramo/Giulianova.
 
L'Abruzzo è una terra di sorprese.
Paesi alteri arroccati da secoli su promontori.
Torri e campanili fieri svettano verso l'alto.
Fazzoletti di terra disegnati da architetti-contadini.
Ovunque poso gli occhi è celebrazione alla natura.
 
Poco oltre la città dell'Aquila, ecco il cartello che indica la meta: Rosciolo dei Marsi.
L'antico borgo marsicano – bellissimo - è sperduto in fondo ad una valle.
 
In una «pausa lunga» di registrazione dello spot,
vado a caccia di angoli attraenti da fissare nella schedina digitale della mia Nikon.
 
Un viaggio a ritroso nel tempo.
Un vecchio borgo di pastori, oggi con un volto, decisamente, cambiato.
Quattrocento abitanti.
Quasi nessuno per i vicoli.
Il sole stende tiepidi raggi su tetti infreddoliti.
Case svuotate di storie, di vita, di futuro.
Il pensiero va proprio a loro, ai pastori.
Nella mente riemerge la poesia di Gabriele D'Annunzio,
che ben conosceva questi luoghi:
 
«I Pastori»

  Settembre, andiamo. E' tempo di migrare.
Ora in terra d'Abruzzi i miei pastori
lascian gli stazzi e vanno verso il mare:
scendono all'Adriatico selvaggio
che verde è come i pascoli dei monti.
 
Han bevuto profondamente ai fonti
alpestri, che sapor d'acqua natia
rimanga ne' cuori esuli a conforto
che lungo illuda la lor sete in via.
Rinnovato hanno verga d'avellano.
 
E vanno pel tratturo antico al piano,
quasi per un erbal fiume silente
su le vestigia degli antichi padri.
O voce di colui che primamente
conosce il tremolar della marina!
 
Ora lungh'esso il litoral cammina
la greggia. Senza mutamento è l'aria.
Il sole imbionda sì la viva lana
che quasi dalla sabbia non divaria.
Isciaquìo, calpestìo, dolci rumori.
 
Ah perché non son io co' miei pastori?
 
Mi guardo intorno:
mi sento in una parentesi di pace,
dove domina, incontrastato, il silenzio.

Bruno Lucchi

























 Bruno Lucchi 
Via Marconi,87 - 38056 Levico Terme – Trento
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+39 (0)461 707159 studio - +39 329. 8632737
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