Cartoline di Bruno Lucchi: la Cappella di S.Giacomo

Un «niente» che sorprende: austera e minuscola (metri 5x3), la cappella-capanna progettata da Michele De Lucchi sorge a Aueberberg, Fischbachau, in Baviera

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GIOCO DA BAMBINI
Ora.
Pensate un navigatore che ha perso la trebisonda;
un cielo «Turneriano» che ha pensato di regalare pioggia a volontà.
Pensate una zona disegnata da declivi collinari che si perdono all'infinito.
Pensate vezzose case di campagna sperdute come totem silenziosi.
Pensate a risultati patetici prodotti dalla richiesta di informazioni
di un italiano capace di snocciolare solo tre parole in tedesco.

Eppure.

L'individuazione della meta,
sulla carta,
pareva un gioco da bambini. Pareva.
 
Penso che la Cappella stia giocando a nascondino con me.
Non mi demoralizzo.
Faccio il punto della situazione.
Davanti a me un crocicchio: tre vie.
Una va a destra. Una a sinistra e la terza segue dritta.
Prendo quella che mi ispira maggiormente.
Non sbaglio.
 
CAPPELLA DI SAN GIACOMO
Come apparsa dal nulla o catapultata da chissà quale altro mondo,
la Cappella è lì che attende, protetta dal verde della Baviera contadina.
La costruzione è di modeste dimensioni: cinque per tre metri.
Genialità inedita. Discreta.
Simmetrie perfette. Taglio armonico.
Parla di sobrietà, di eleganza, di essenzialità.
Poesia solida in mezzo alla natura.
È punto d'inizio di una lunga via di pellegrinaggio
che porta a Santiago di Compostela.
Concepita per offrire riposo e riparo,
è contenitore ideale dove riversare fatiche e preoccupazioni.
Sempre aperta.
 
Il nulla attorno mi stimola una riflessione:
per giungere qui mi sono perso infinite volte,
è un po' quello che può accadere al pellegrino.
 
Mi fermo.
Il silenzio è denso. Perfetto. Fa parte dell'architettura.
La pioggia, fastidiosa, mi accompagnerà in tutto il mio stare qui.
Pazienza.
Mi prendo, comunque, tutto il tempo necessario.
Genialità inedita. Discreta.
 
Estrema essenzialità, luminosa semplicità.
Davanti ai miei occhi.
Nessuna ambizione.
Ha in sé un atto provocatorio per il nostro tempo
capace di avere lo sguardo solo per ciò che è spettacolare.
 
VUOTO PIENO DI DOMANDE
Mi perdo a fotografare quella massa antracite.
Non mi rendo conto che la pioggia continua la sua musica.
La cappella contiene tratti di piccola casa.
M'incuriosisce che il portale esterno in bronzo,
a protezione dell'ingresso,
non è centrale rispetto alla facciata.
 
Mi gira attorno con curiosità, mentre faccio le foto, un cane.
Non ho nulla da temere, lo dice il suo sguardo.
Entro. Non c'è nessuno.
Vuoto pieno di domande. Pensieri.
Nessuna decorazione. Tutto è muto.
Alcuni gradini accolgono subito il mio passo;
chiaro richiamo alle Sacre Scritture.
La Scala di Giacobbe:
passaggio da un luogo sacro basso (Terra),
ad un altro, sacro anch'esso, più alto (Cielo).
In alto, sei finestrelle di fantasie diverse,
- francobolli da collezione -
con la debole luce che filtra,
giocano con il soffitto a capriate.
 
Sopra, «in cielo» una panca in rovere
offre la preziosa possibilità di elaborare emozioni.
 
Ai piedi un fonte battesimale in marmo.
Dal soffitto cala una lampada di vetro;
unica, esile, fonte luminosa artificiale
in questa giornata da meteo grigio,
Davanti, un oblò «inquadra» bellezza naturale.
Allarga all'esterno lo spazio interno.
Per occhi attenti, lontano,
sotto l'ombrello di alcuni tigli,
- presenza discreta - una croce.
 
CATTEDRALE BONSAI.
Esco, soddisfatto.
Fuori mi attende il diluvio.
La pioggia, oggi, ha deciso di accanirsi contro il mondo,
o, forse, contro di me.
La Cappella di San Giacomo naviga in un sipario grigio.
Arca di salvezza.
«Cattedrale bonsai» imbevuta di spiritualità.
Mi avvio verso la macchina.
Cerco di riparare, con il mio piccolo ombrello, la mia preziosa Nikon.


Un niente che sorprende.
Mi volto per un ultimo sguardo.
Taglio armonico.
Simmetrie perfette.
Misura cercata,
desiderata,
come una visione nuova del mondo.
Un «niente» che sorprende.
Incuriosisce.
Alla fine incanta.
 
La pioggia battente ritma il tempo sul tetto dell'edificio sacro.
Scroscio di applausi al suo ideatore?

Bruno Lucchi



























 Bruno Lucchi 
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