Cartoline di Bruno Lucchi: «Cimitière des Quatre Nations»

I miei click: requiem per gli abitanti di questa «Spoon River» della Normandia

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«Cimetière des Quatre Nations»
Ville de Caen – Normandia
Heures d'ouverture
de 7 h à 16 h”
 
Il cartello, posto su di un cancello in ferro battuto, attira sempre la mia attenzione la sera quando, dopo aver svolto il nostro compito di turisti nella tranquilla città della Normandia, facciamo rientro a piedi nella casa in cui soggiorniamo io, Graziella e una coppia di cari amici.
 
Quel giorno - stanchi - terminato il pranzo decidiamo di rientrare alla base.
Il cancello a quell'ora ancora aperto stuzzica la mia curiosità. La fatica svanisce.
Mai mi è capitato di visitare cimiteri monumentali.
Alcuni, si sa, sono dei musei a cielo aperto.
 
Oltrepasso l'enorme cancello.
La ruggine che lo riveste indica chiaramente che il luogo è abbandonato da tempo.
La straripante vegetazione crea un'atmosfera affascinante.
Quasi romantica, oserei dire.
Due giovani innamorati si aggirano in quelli che una volta,
probabilmente, erano vialetti del camposanto.
Di silenzi, attorno, ce ne sono un'infinità.
Silenzi che interrogano senza dare risposte.
La vita è immobile. Da secoli.
 
Anche se la sensazione iniziale è di sconcerto,
mi avventuro, con la mia Nikon, alla scoperta dei segreti di questo luogo sacro,
o - se preferite - di questo «Museo di Scultura Funeraria».
Molte tombe sono protette da ringhiere lavorate con gusto; opere di mani esperte.
Diverse le figure scolpite con raffinatezza.
Piene di grazia e di bellezza. Di crepe. Di umidità.
Un angelo di pietra, dallo sguardo segnato dalla malinconia, pare sussurri una preghiera.
 
Innumerevoli epitaffi hanno perso, nella pioggia e nel vento, le parole.
Alcuni, ancora visibili, sono poesie anonime:
«Tu, morte, mi hai tolto amicizie e amori.
«Solo amica mi resta la notte!»
 
Cimitero della Quattro Nazioni. - Città di Caen.
Città del silenzio.
Presente sospeso, lo definirebbe qualche bravo poeta.
Crocevia di storie che vanno sgretolandosi nel tempo.
Monumenti che custodiscono interruzioni di vite.
 
Lastre di marmo spezzate,
guglie e pinnacoli di cappelle in frantumi sparsi qua e là,
muri di pietra in rovina, sgretolati:
segni inconfutabili dei bombardamenti dell'estate del '44,
causa principale dello stato di abbandono attuale.
 
Confesso di essere rimasto stregato da questo spazio.
Non credo perché luogo di sepoltura o sacro.
Cerco di capire il perché di questa mia strana attrazione.
Forse per l'ambiente difficile da fissare nella sim digitale:
la scarsa luce derivata dalla fitta vegetazione e,
in contrapposizione,
i raggi di sole che filtrano tra i rami carichi di foglie
creano contrasti decisamente forti.
Una piccola sfida personale tra me, oscurità e luminosità?
Forse.
 
Spero che il risultato ottenuto da queste mie foto
riesca a trasmettere le stesse sensazioni da me provate.
 
Incurante delle facili e scontate battute dei miei compagni di viaggio,
nei giorni successivi ho visitato diverse volte questo luogo,
di desolazione è vero, ma di sorprendente bellezza.
 
N.B.
La vita è veramente imprevedibile.
Mai avrei immaginato che una mia «Cartolina»
avrebbe avuto come soggetto un Cimitero.
Quali, se non questi, i giorni migliori per inviarla?!
 
Bruno Lucchi.































 Bruno Lucchi 
Via Marconi,87 - 38056 Levico Terme – Trento
[email protected]
+39 (0)461 707159 studio - +39 329. 8632737
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