L’Università di Trento in controtendenza: «attira i cervelli»
Presentati i progetti per il nuovo anno: le novità stanno nella ricerca, didattica e progetti speciali
>
Presentati oggi i progetti per il nuovo anno dell’Università di Trento, nel corso del quale il rettore Paolo Collini ha tracciato anche un bilancio dei principali avvenimenti dell’anno che volge al termine.
Successi nel campo della ricerca e qualche anticipazione sui nuovi corsi di laurea.
Presentati anche il Piano per la sostenibilità ambientale e il Piano di fundraising di Ateneo.
Di seguito i punti principali delle novità.
UNA RICERCA DI VALORE
Qualità della ricerca: prima tra le università statali nella valutazione ANVUR.
L’Agenzia Nazionale di Valutazione del sistema Universitario e della Ricerca (ANVUR) ha reso noti nei giorni scorsi i dati della seconda Valutazione della Qualità della Ricerca (VQR) che ha analizzato la produzione scientifica delle università italiane tra gli anni 2011-2014.
I risultati della VQR, che saranno utilizzati per ripartire tra le università (statali e non statali) la parte premiale del Fondo di Finanziamento Ordinario (FFO) per il 2016, confermano il posizionamento al vertice per l’Università di Trento.
L’Ateneo si colloca infatti al primo posto tra le università statali. Al sesto invece se si considera la classifica generale che include anche le scuole e gli istituti superiori di ricerca (come Sant’Anna o Normale di Pisa).
«La valutazione – commenta il rettore Paolo Collini – conferma i già ottimi risultati che abbiamo ottenuto nella precedente tornata. La nostra Università si conferma al primo posto per qualità della ricerca davanti ad altri atenei, come Padova e Venezia, che sono per noi partner sempre più stretti.
«Questo significa che la rete delle università del Nord Est ha tutte le carte in regola per diventare punto di riferimento e traino per la ricerca e lo sviluppo del nostro Paese. Siamo a un passo dalle performance di altissimo livello della ricerca condotta negli istituti a ordinamento speciale.
«Inoltre il dato relativo qualità della ricerca (IRAS1) rispetto alle dimensioni vede un’ottima prestazione di Trento, superiore del 18% alla media. Un risultato importante se si pensa che è sulla base di questo dato che gli atenei statali ricevono la quota premiale del Fondo di Finanziamento Ordinario per il 2016».
I risultati dai progetti europei.
L’Università di Trento produce ricerca di qualità. Lo conferma il piazzamento dell’Ateneo nei primi posti della classifica italiana per numero di grants europei ottenuti dall’ERC nel VII Programma Quadro (16) e in Horizon 2020 (6).
Secondo i dati forniti dallo stesso European Research Council (ERC), Trento, con i suoi venti progetti, risulta infatti al quarto posto nella classifica delle istituzioni italiane per il maggior numero di grants ottenuti, dietro al CNR, all’Università Commerciale Luigi Bocconi e all’Università degli Studi di Roma La Sapienza.
In totale, l’Università di Trento, a quasi 10 anni dalla fondazione dell’European Research Council, si è aggiudicata 22 progetti (come Host Institution) a cui si aggiunge un progetto in cui l’ateneo è partner.
Il finanziamento è promosso dall’European Research Council (ERC) nell’ambito del Programma Horizon 2020 e mira a sostenere l’indipendenza di ricercatori eccellenti e il consolidamento del loro gruppo di ricerca grazie a un finanziamento di circa due milioni di euro per cinque anni (1.978.194 euro).
Dei 2305 progetti presentati all’ERC nell’ambito del bando 2016, solo il 13.8% è stato finanziato. L’Italia ha visto finanziati 14 grants finanziati su un totale di 314 in tutta Europa e Paesi associati ad Horizon 2020.
L’Ateneo trentino si conferma in linea con il tasso di successo europeo avendo vinto un progetto su otto presentati, al di sopra del tasso di successo italiano che invece vede 14 proposte approvate su circa 204 presentate.
L’ultimo importante riconoscimento in ordine di tempo che riguarda l’Università di Trento è stato ottenuto da Marius Peelen del Centro Interdipartimentale Mente/Cervello (CIMeC), stato selezionato tra i vincitori del prestigioso ERC Consolidator Grant nell’ambito del panel Social Sciences and Humanities - The Human Mind and Its Complexity”. L’ERC di Peelen si aggiunge a quello finanziato al Scott Fairhall nel primo bando Horizon 2020 per Starting Grants, rivolto alla fascia di ricercatori più giovani e consente al centro Mente-Cervello (CIMeC) di confermare gli ottimi risultati già avuti nel VII Programma Quadro.
Anche il Centro di Biologia Integrata (Cibio) ha ottenuto ottimi risultati nel bando 2016 con l’ERC Starting Grant di Nicola Segata nell’ambito del Panel Evolutionary, Population and Environmental Biology, che fa seguito al Consolidator Grant vinto da Francesca Demichelis nel bando 2014.
Anche il Dipartimento di Sociologia e Ricerca sociale si conferma con un ERC Starting Grants arrivato a Annalisa Murgia e uno nel 2015 a Paolo Boccagni.
L’unico Proof of Concept (POC) in H2020 è andato invece a Nicola Pugno già titolare di altri due POC nel VII Programma Quadro. Il POC è uno schema di finanziamento riservato ai vincitori ERC ed è rivolto a finanziare progetti più rivolti al mercato, verificando il potenziale innovativo delle idee sviluppate nell’ambito dei progetti ERC finanziati.
Ricerca: un «treno» per studiare l’autismo
Una rete di laboratori per promuovere progetti di ricerca e di formazione interdisciplinari nel campo dell'autismo.
Questo è “Train” (Trentino Autism Initiative), idea è nata dalla constatazione che tra Trento e Rovereto, ben undici gruppi di ricerca tra le principali istituzioni si occupano di autismo, a vari livelli.
Il progetto vedrà i centri di ricerca dell’Ateneo (CIBIO, CIMEC e Dipartimento di Scienze cognitive) unire le forze assieme a Istituto Italiano di Tecnologia, Fondazione Bruno Kessler e Istituto di Neuroscienze del CNR per affrontare da un punto di vista interdisciplinare e ancora più integrato la ricerca sui disturbi dello spettro autistico nell’ambito del territorio trentino.
Le competenze scientifiche di questo network sono multidisciplinari, e spaziano da studi biologici fino a studi comportamentali e clinici su pazienti.
Gli ambiti di ricerca comprendono l’identificazione di nuove mutazioni genetiche associate all’autismo, lo studio dell’effetto di queste mutazioni in modelli cellulari e animali, l’imaging cerebrale, lo studio bioinformatico di marcatori, la valutazione clinica e la valutazione dell’efficacia degli interventi riabilitativi su pazienti autistici.
Tutti i gruppi afferenti a questo network si avvalgono inoltre di importanti collaborazioni sia nazionali che internazionali. Queste competenze rappresentano quindi un’opportunità unica per promuovere la ricerca trentina sull’autismo.
Con alcuni obiettivi precisi: promuovere la realizzazione di progetti multidisciplinari di ricerca di base e clinici; promuovere la formazione interdisciplinare di giovani ricercatori; svolgere attività di divulgazione dei risultati delle ricerche, in collaborazione con le associazioni di genitori di pazienti autistici.
I disturbi dello spettro autistico raccolgono un insieme di quadri patologici caratterizzati da una generale difficoltà nello stabilire relazioni intersoggettive. Durante i primi anni di vita, questa difficoltà altera la capacità di mettersi in relazione con gli altri e provoca differenti deficit cognitivi, affettivi e comportamentali.
ll termine «disturbi dello spettro autistico» indica una serie di disturbi caratterizzati da deficit persistenti della comunicazione e dell’interazione sociale, e da comportamenti, interessi o attività ristretti e/o ripetitivi.
La varietà comportamentale dei disturbi dello spettro autistico ha una forte componente genetica ed è dovuta all’alterazione di diverse aree cerebrali durante lo sviluppo embrionale o perinatale, e può essere ulteriormente modulata dall’influenza dell’ambiente.
L'autismo è quindi un disturbo eterogeneo con cause multiple e differente grado di severità dei sintomi, ed è frequentemente associato ad altre condizioni patologiche tra cui ritardo mentale, epilessia e disturbi d'ansia e dell'umore.
L’eterogeneità dei disturbi dello spettro autistico rende molto difficile l’identificazione delle cause, la diagnosi precoce e lo sviluppo di nuove terapie per queste patologie.
I primi sintomi di autismo si manifestano attorno al primo anno di vita del bambino, ma una diagnosi completa è generalmente possibile attorno al secondo anno, se non più tardi.
Si stima che circa 15 bambini su 1000 siano affetti da autismo, con una netta prevalenza nei maschi rispetto alle femmine.
Ricerca: Il biologo Luca Fava da Innsbruck al Cibio
Un finanziamento da un milione di dollari della Fondazione Armenise-Harvard per consentire di portare avanti il suo progetto di ricerca in Italia, all’Università di Trento.
Arrivato nei giorni scorsi prenderà servizio al Cibio.
Cancro: Fava a caccia di risposte nei meccanismi di funzionamento delle cellule.
Nuovo successo internazionale per il Cibio, il Centro per la Biologia Integrata dell’Università Trento.
Dopo aver attirato a Trento i ricercatori Sheref Mansy, Marie-Laure Baudet, Andrea Lunardi e Luca Tiberi, ora è la volta di Luca Fava, biologo di origine bolzanina, che lavora per comprendere i meccanismi molecolari delle cellule tumorali.
A rendere possibile questa nuova collaborazione scientifica con il centro di ricerca trentino è ancora una volta la Fondazione Giovanni Armenise-Harvard, che ha messo a disposizione il finanziamento da un milione di dollari dell’Armenise-Harvard Career Development Award.
Luca Fava, vincitore di quest’anno, ha scelto di utilizzare questo finanziamento per continuare a Trento la sua ricerca iniziata presso l’Università Medica di Innsbruck. Per farlo potrà contare proprio sul consistente finanziamento che ogni anno la Fondazione eroga per sostenere uno o due scienziati che si siano distinti a livello internazionale per le loro particolari capacità, con l’obiettivo di contribuire a creare nuove aree di ricerca nel settore delle scienze biologiche nel nostro Paese, incentivando la mobilità internazionale e favorendo rapporti di collaborazione tra gli scienziati italiani e stranieri.
Il processo di selezione per l'assegnazione del finanziamento è particolarmente rigoroso e prende in esame i requisiti sia del ricercatore ospitato, sia della struttura ospitante.
Quest’ultima deve garantire assoluta indipendenza al vincitore e un adeguato contesto di lavoro.
D’ora in avanti, grazie al generoso finanziamento stanziato dalla fondazione Armenise-Harvard, Luca potrà approfondire e sviluppare un filone di ricerca, inaugurato negli anni di lavoro a Innsbruck.
COSÌ LA RICERCA SI FA INSIEME ALLA CITTADINANZA
5xmille, donazioni e lasciti: tanti modi per raccogliere fondi.
La ricerca scientifica conta sempre di più sulla cittadinanza. Per attingere a una fonte importante di risorse, ma soprattutto per coinvolgere e responsabilizzare la popolazione.
Tecnicamente si chiama «fundraising» e indica le politiche che vengono messe in atto per “raccogliere finanziamenti”. Una strada consolidata in altre realtà, come gli Stati Uniti, e ora si inizia a percorrere anche in Italia.
Le forme possono essere diverse, così come l’impegno, ma la cifra è sempre la stessa: ricercatori che portano avanti i loro studi sentendo e avendo al proprio fianco donne e uomini che credono nel bene collettivo che deriva dal progredire del sapere.
Protesi di mano per i bambini.
Una parte del 5xmille che i contribuenti hanno destinato all’Università di Trento si è trasformata in un assegno di ricerca per sviluppare protesi di mano, funzionali e a basso costo, per bambini.
L’attività sarà svolta per un anno, al Dipartimento di Ingegneria Industriale. Le protesi tecnologicamente avanzate sono in genere molto costose.
Lo scopo è ottimizzare il processo e i materiali per realizzare protesi di mano di buona durabilità, ma a basso costo (circa 20 euro).
Il progetto è nato pensando a Paesi nei quali l'amputazione degli arti è un fenomeno che colpisce molti bambini per motivi legati alla diffusione del lavoro minorile e alla scarsa sicurezza sui luoghi di lavoro, a eventi bellici e alla diffusione di mine antiuomo, a malformazioni genetiche. Il gruppo di ricerca, oltre a ottimizzare le tecniche di produzione, donerà le protesi realizzate a bambini di Paesi colpiti da eventi bellici e in generale a coloro che non beneficiano di assistenza sanitaria.
Intervento precoce per Disturbi dello Spettro Autistico (DSA).
L’altra parte del 5xmille dei contribuenti donato all’Ateneo è, invece, stata utilizzata per finanziare un assegno di ricerca di durata annuale al Dipartimento di Psicologia e Scienze cognitive, in particolare al Laboratorio di Osservazione Diagnosi e Formazione (ODFLab). Il laboratorio, da un paio d’anni, ha attivato un intervento intensivo precoce rivolto a bambini di età inferiore ai 3 anni, con Disturbi dello Spettro Autistico (DSA), attraverso tecniche riabilitative (musicoterapia e logopedia) e tecniche psico-educative.
I ricercatori intendono procedere alla modellizzazione del trattamento per il quale il Laboratorio si sta facendo promotore con l’obiettivo di poter condurre una ricerca su tale modello per poi esportarlo sull’intero territorio nazionale.
La diagnosi di tipo funzionale è volta a evidenziare le competenze e le difficoltà di ogni soggetto con DSA, allo scopo di individuare in modo oggettivo il percorso di trattamento e valutarne nel tempo i risultati.
Il profilo funzionale viene elaborato sulla base di strumenti osservativi specifici e di analisi del comportamento che valutano: l'intelligenza e lo sviluppo cognitivo, la coordinazione viso motoria, le capacità di attenzione, le funzioni esecutive, la abilità legate all’apprendimento del linguaggio, la memoria e l'adattamento sociale.
Il Laboratorio incentra la sua ricerca sullo studio degli indicatori precoci come elemento fondamentale per la diagnosi precoce e l’attivazione di interventi individualizzati.