Storie di donne, letteratura di genere/ 145 – Di Luciana Grillo

Lalla Romano, L’ospite – «Ritengo di poter inserire l’autrice a pieno titolo fra le più significative autrici del ’900»

Titolo: L' ospite
Autrice: Lalla Romano
 
Editore: Lindau 2016
Collana: Senza frontiere
 
Pagine: 142, Brossura
Prezzo di copertina: € 14
 
Una giovane e coraggiosa casa editrice ha intrapreso una campagna anti-oblio, permettendoci così di rileggere grandi autori e grandi opere che rischiavano altrimenti di finire nel dimenticatoio.
E’ il caso di questo suggestivo, impeccabile, luminoso romanzo breve di Lalla Romano, nata esattamente 110 anni fa, in una famiglia della buona borghesia piemontese, allieva di Casorati, pittrice elegante e raffinata, scrittrice ricercata e attenta che confessava, semplicemente: «a me sarebbe piaciuto scrivere soltanto storie della mia famiglia. Nulla mi avrebbe interessato quanto il mio mondo».
Il suo mondo, frequentato da artisti e intellettuali, i suoi affetti, le sue esperienze sono in realtà sempre presenti nei romanzi, ma è con «L’ospite» che Lalla Romano racconta un’esperienza sorprendentemente forte, commentata da P.P.Pasolini in modo esemplare, facendo riferimento tanto al contenuto quanto alla forma. «Il libro è scritto in una lingua pura, eletta e selettiva; non c’è mai un errore di gusto o una forma espressionistica: lo spirito, un certo spirito, che presiede alla lingua della poesia, presiede a questo breve romanzo in prosa…».
 
A me piace sottolineare l’uso sapiente dei tempi («Riesco a parlare freddamente…Con gli interventi di Innocenzo il discorso salì di qualità»), l’eleganza espositiva che sembra «forma» ma è in realtà «sostanza» e qualche libertà come «dorinnanzi» e «bravare».
Il protagonista è Emiliano, figlio del figlio di Lalla, la nonna a cui questo bimbo viene all’improvviso affidato dai genitori che partono per un lungo viaggio.
La nonna, abituata ad una routine fatta di libri, silenzi, musica, che aveva ammesso candidamente al momento dell’«annunciazione» ufficiale, «Non potrete contare su di me. Io non so e non posso, occuparmi di un bambino», si sente inadeguata e incapace, vede il suo mondo sconvolto: «Ero già piena di paura. Mi scoprii a sperare assurdamente che capitasse qualcosa per cui cambiassero idea…».
 
Col passare dei giorni, però, gli atteggiamenti della nonna cambiano: «Quando giocavo con lui distesa sul pavimento, mi sentivo goffa e maestosa come le statue dei fiumi…»; va a Brera con Emiliano che «manifestò, man mano che si avanzava, delle preferenze per certi quadri…»; diventa consapevole della straordinaria avventura che sta vivendo: «avevo saputo fin dai primi giorni essere tensione, fatica, paura; ma anche altro. Una avventura estrema»; vede crescere sotto i suoi occhi il piccolo Mantegna… poi torna la mamma ed Emiliano se ne va, lasciando «la casa buia e vuota. Un silenzio sordo. E quel senso di occasione non colta, di felicità perduta, che da giovani fa parere senza valore la vita».
Passa un lungo anno e quando il nipotino torna a salutare i nonni dopo un periodo di vacanza trascorsa con i genitori, «noi rivedevamo il bambino che aveva dato grazia alla sua impotenza, che aveva reso giocosa l’umiliazione dello zampettare… Era stato… un piccolo dio. Ora è soltanto umano».
 
Le citazioni che ho scelto possono dare appena un’idea della «grazia» di questo romanzo che, pubblicato nel 1973, regalai a mia madre e a mia suocera quando nacque il mio primo figlio.
E mi piacque così tanto la Romano che lessi gli altri suoi romanzi e la inserii secondo me a pieno titolo fra le più significative autrici del ’900 (cfr. «Costruire Letteratura con mani di donna – Scrittrici italiane del ’900 e oltre», pagg. 104-107).
Molto più efficace e sicuramente autorevole è la recensione che scrisse P. P. Pasolini e che l’autrice lesse solo per caso.
Pasolini presenta così la Romano: «Donna anziana innamorata – la nonna – è una scrittrice, e quindi il suo animo borghese è antiborghese, la sua cultura è non solo raffinata e di qualità superiore, per informazioni e per letture, ma è di natura diversa… Le citazioni culturali… sono tutte coerenti e leggere, ben assimilate da anni, diventate vita… Il suo buongusto è così radicato all’esistenza che non può dissociarsene…»
Il testo di Pasolini e la prefazione di Giovanni Tesio rendono questa edizione de L’ospite», che in copertina riproduce un dipinto dell’autrice, un testo veramente prezioso.
 
Luciana Grillo
(Precedenti recensioni)