Sei anni fa l'Adigetto.it partiva per l’Afghanistan – Terza parte

Di pattuglia nel deserto e una missione umanitaria in un villaggio della Zeerko Valley

(Vedi puntata prededente)
 
Uscimmo di pattuglia con due Lince nella pietraia desertica che si estende attorno alla base di Shindand. Lasciammo presto la Ring Road, addentrandoci in un paesaggio decisamente brullo sterile.
Il conducente del mezzo di testa seguiva una sorta di pista che io non vedevo, evitando con cura i passaggi obbligati, perché potevano nascondere possibili trappole esplosive.
Naturalmente i veicoli blindati erano oggetto anche di sparatorie provenienti da lontano, per questo il rallista continuava a scrutare l’orizzonte brandeggiando la sua mitragliatrice MG, unica arma rimasta in dotazione con il vecchio calibro 7.62 NATO di un tempo.
Una vita difficile per il mitragliere, sia per la polvere che per il sole. Non solo, in fase di addestramento deve imparare a cadere da una certa altezza perché, se il mezzo dovesse saltare su un ordigno esplosivo improvvisato (IED), si troverebbe sbalzato metri di distanza.
 

 

 
In sostanza, le pattuglie vanno a controllare lo stato di salute delle installazioni fatte dallo Stato Italiano. Nella Zeerko Valley, ad esempio, l’Italia ha costruito un ponte, che è l’unico che attraversa il fiume. I nostri soldati vanno periodicamente a vedere se è tutto a posto, ben sapendo che è comunque presidiato dalla gente dei villaggi che sorgono in zona.
Si tratta di persone civili adulte armate di kalashnikov che pattugliano il ponte: sono i primi interessati alla salute del ponte e vedono i nostri alpini con benevolenza.
Hanno voglia anche loro di normalità.
Il fiume che scorre è piccolo e con poca acqua. Di tanto in tanto però, quando il monsone riesce a superare le vette dell’Indukus che proteggono l’Afghanistan, le piogge possono generare alluvioni devastanti.
In almeno un’occasione gli alpini della base di Shindand hanno dovuto operare per portare aiuti alle popolazioni colpite dalle piogge torrenziali che avevano colpito la Zeerko Valley provocando alcune morti e centinaia di sfollati.
Senza quel ponte sarebbero rimasti isulati.
 

 

 
In un’altra breve missione siamo andati con cinque veicoli Lince in un importante villaggio che aveva chiesto aiuto. C’era bisogno di un medico e, già che c’erano, chiedevano che qualcuno riparasse le pompe a mano costruite e installate da noi per attingere l’acqua dalle falde in profondità.
Non si è necessariamente accolti bene solo perché si portano dei medici. I vecchi hanno bisogno di cure, ma i giovani no. E i giovani, se i vecchi non glielo impedissero, accoglierebbero le divise in ben altra maniera. È gente fiera che non ama aver bisogno di stranieri.
Per questo non deve sembrare strano se, per portare un medico e dei paramedici, dispieghiamo cinque o più veicoli armati fino all’inverosimile.
Un vecchio volle mostrarmi le cicatrici che aveva sulla schiena a ricordo di una bomba che gli era esplosa nelle vicinanze. La vediamo nella foto.
 

 

 
I bambini di solito stanno a guardare i nostri soldati. E le nostre armi. E i nostri soldati sorvegliano i ragazzini.
- Direttore, venga via presto. – Mi disse improvvisamente un maresciallo.
Lo seguii e quando fummo vicini al Lice chiesi che cosa stava succedendo.
- Quei ragazzini stavano per tirarci dei sassi, – mi rispose. – E noi non spariamo mai ai bambini.
Ogni riferimento ad altre forze armate che invece non si pongono questi problemi di distinzione di età era del tutto casuale...
 

 

 
Gli anziani mi hanno lasciato visitare il villaggio, ma la mia scorta di quattro alpini mi ha accompagnato passo a passo.
Gli abitanti del villaggio erano abbastanza benestanti. Le case sembrano fatte di malta e paglia, ma evidentemente sono robuste.
Qualche casetta aveva l’antenna satellitare per la TV. Ho visto una sola automobile, rigorosamente una Toyota Yaris bianca, ma parecchie motociclette, che sono il mezzo più diffuso.
Parlando con l’interprete, ho saputo che i bambini vengono destinati al matrimonio fin da piccoli in seguito a precisi contratti matrimoniali tra le famiglie. La famiglia dello sposo deve pagare praticamente il controvalore di un’abitazione, ma ha tutto il tempo che vuole, perché comunque non potrà sposarsi realmente finché non ha l’età minima consentita.
In altre parole, la moglie in Afghanistan è pagata fior di quattrini. E per questo, se scappa di casa, commette un reato contro il patrimonio…
Per la civiltà occidentale tutto questo è assurdo, ma quella è la loro cultura.
 
Tornato alla base, mi hanno informato che l’indomani sarei andato in un distaccamento «caldo».
 
G. de Mozzi
(Continua)