Storie di donne, letteratura di genere/ 113 – Di Luciana Grillo
Amélie Nothomb, «Il delitto del conte Neville» – Un romanzo breve che si legge tutto d’un fiato, che si colora di giallo e di nero, che ci fa pensare a Oscar Wilde
Titolo: Il delitto del conte Neville
Autrice: Nothomb Amélie
Traduttrice: Capuani M.
Editore: Voland, 2016 (collana Amazzoni)
Pagine: 93, brossura
Prezzo di copertina: € 14,00
Un romanzo breve che si legge tutto d’un fiato, che si colora di giallo e di nero, che ci fa pensare alla tragedia greca e ad Oscar Wilde: questo è «Il delitto del conte Neville» che la Nothomb ha confezionato con la consueta fulminante abilità.
La storia inizia in un castello in decadenza che il proprietario, maestro del saper vivere e ricevere, ha deciso di vendere: «Il suo maggior terrore era che Pluvier venisse acquistato da una catena di fast food che avrebbe raso al suolo le vecchie mura e la foresta per costruire un ristorante, un parcheggio e un parco giochi alla gloria di Disney».
La fuga imprevedibile della figlia adolescente scombina le carte, si affaccia nel mondo del conte una veggente la cui predizione sconvolge il nobile, ma crea nella ragazza dall’improbabile nome «Sérieuse» una specie di presa di coscienza.
Nasce così un dialogo surreale tra padre e figlia: «I miei cinque sensi funzionano benissimo, cioè ho la vista, il gusto, l’odorato, il tatto, ma non provo nessuna delle emozioni legate a questi sensi. Non hai idea dell’inferno che vivo…».
La musica, come un deus ex machina, provocherà un salutare terremoto che nuovamente scombinerà le carte.
Un caso fortuito realizzerà la previsione della veggente e… fine del romanzo. Da leggere.
Solo leggendo, si entrerà nei meccanismi complessi che regolano i rapporti tra coniugi, genitori e figli, fratelli e sorelle che ricoprono i ruoli ora di Agamennone, ora di Ifigenia, ora di Antigone.
L’abilità della Nothomb, che sembra giocare con i suoi personaggi, governandoli con fragili fili, quasi fossero marionette o burattini o pedine di una scacchiera, ci costringe ad andare avanti, imprigionandoci in una logica stringente, ineludibile.
Luciana Grillo
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