I ragazzi dicono NO! al bullismo – Di Giuseppe Maiolo
Secondo l’ISTAT i comportamenti offensivi e violenti fra i giovani e i giovanissimi nel 2014 ha visto vittime più del 50% degli adolescenti tra gli 11 e 17 anni
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«Ma basta!»
Finalmente qualcuno lo dice. E questa volta sono i ragazzi e le ragazze, gli adolescenti decisamente stanchi di vedere atti di sopruso e violenza, minacce e offese fisiche ma anche verbali, derisioni e calunnie.
MABASTA è l’acronimo di una pagina Facebook che un gruppo di giovani di Lecce ha aperto qualche giorno fa sul Social più famoso, per fare rete con altri ragazzi e contrastare quello che è diventata ormai una piaga sociale: il bullismo e il cyberbullismo.
Una sorta di virus che sta colpendo i giovani in modo impressionante e, a giudicare dai dati, in continua espansione.
Secondo l’ISTAT infatti, i comportamenti offensivi e violenti fra i giovani e i giovanissimi nel 2014 ha visto essere vittime più del 50% degli adolescenti tra gli 11 e 17 anni.
Quasi il 20% è bersagliato costantemente dai bulli ed è oggetto di soprusi e prepotenze di ogni tipo che si sviluppano con la diffusione massiccia dei dispositivi di comunicazione.
Oggi infatti la forma di prepotenza che si sta diffondendo maggiormente è quella che si sviluppa in rete.
Il cosiddetto Cyberbullismo prolifera e si espande sul web e diviene un fenomeno preoccupante perché in molti casi conduce alla più totale disperazione perché le vittime esasperate e inchiodate dalle offese, per lo più non sanno come difendersi e come uscire dal tunnel.
Purtroppo alcune, come sappiamo dalle cronache, non ne escono se non in modo drammatico.
I tentati sucidi e casi di giovani che si tolgono la vita in quanto incapaci di far fronte alla diffamazione e alle calunnie, sta a dimostrare quanto il fenomeno di oggi rischi di espandersi e divenire in poco tempo un’emergenza.
E allora BASTA!
È bene che siano i giovani a dire, con le loro parole e con il loro linguaggio diretto, che è ora di reagire e difendersi.
Serve una rete, più che mai una rete virtuale di appoggio e di sostegno dove si possa dire di questo «tumore» che devasta e non aiuta allo sviluppo.
Dove ci si possa sostenere e prendere coscienza del fatto che per difendersi c’è bisogno di mettersi insieme, parlare e far sentire la propria voce, aiutarsi comunicando il pericolo e aiutare chi è in difficoltà.
Uscire dal silenzio, si direbbe. Perché spesso, se non sempre e come in ogni forma di violenza, anche il bullismo si alimenta con il silenzio delle vittime e quello di chi vede e assiste ai soprusi e alle umiliazioni.
Se non meraviglia l’omertà di chi è ferito, perché afflitto dalla vergogna e dalla paura, colpisce e ferisce ancora di più il silenzio di quelli che vedono e non dicono, degli spettatori silenziosi, che non aiutano, ma viceversa esercitano pure loro violenza perché colpiscono a loro volta la vittima.
Ben venga allora una pagina di un Social o un blog gestito dai ragazzi, magari uno o mille gruppi WhatsApp con l’obbiettivo di sostenersi reciprocamente e segnalare immediatamente il pericolo a chi di dovere, di aiutare la vittima a parlare e non richiudersi in un angolo.
È di grande importanza così dare rilievo a queste iniziative che nascono dai giovani, come è stato fatto in questi giorni dai media che hanno portato alla ribalta l’idea e la voce degli studenti che hanno ideato il progetto.
Ma è altrettanto importante riconoscere che questo è anche il segnale del fallimento educativo degli adulti che non sono stati in gradi di proteggerli a sufficienza, la cui presenza significativa molto spesso è mancata in famiglia come a scuola.
Non si tratta di colpevolizzare genitori e insegnanti, ma il bullismo sta dilagando e trova terreno fertile nel web anche perché ormai da un bel po’ di tempo è venuta a mancare la funzione normativa dell’adulto che non sa porre limiti e confini e si rende latitante sul piano educativo.
Giuseppe Maiolo
www.officina-benessere.it