Codex Vangianus, i «cartolari» della Chiesa trentina (XIII-XIV Sec.)
Prima giornata di studio in occasione della presentazione della nuova edizione del Liber Sancti Vigilii (nome dato al Codice dal nome del santo protettore della città)
La riconsegna alla città della Torre
Vanga, l'apertura di una mostra presso la torre e presso il Museo
Diocesano, una nuova edizione del Codex Wangianus curata da
Emanuele Curzel e Gian Maria Varanini, una giornata di studio
presso la Fondazione Bruno Kessler: molte le iniziative, ieri, per
presentare la nuova edizione del testo e ricordare l'importante
figura storica di Federico Vanga.
«Il Codice Vangiano - ha detto Gian Enrico Rusconi (direttore
FBK* - Studi storici italo-germanici) aprendo i
lavori del convegno - è uno dei primi argomenti di cui ho sentito
parlare arrivando a Trento. Il progetto di ricerca che lo riguarda
e che oggi diventa pubblico ha impegnato l'Istituto per molto
tempo. Oggi quest'opera viene celebrata sia dal punto di vista
scientifico che pubblicamente, nel tessuto sociale della
città.»
Andrea Zanotti (Presidente FBK) ha espresso la sua soddisfazione
«per aver visto arrivare in porto un lavoro di molti anni che la
Fondazione, dopo l'Itc, ha portato avanti con grande convinzione.
Si è trattato - ha detto - di recuperare una fonte importante per
la storia di questa terra, un'operazione che sta nelle corde della
Fondazione Bruno Kessler e che è estremamente importante per tutta
la comunità. Questa giornata rappresenta l'occasione in cui la
ricerca storica si salda a un momento collettivo estremamente
significativo come la riconsegna al pubblico della restaurata Torre
Vanga che da oggi ospiterà la mostra sul Codice.»
Ha portato il suo saluto anche Giovanni Marcadella dell'Archivio di
Stato di Vicenza che ha ricordato che «Il Codice Vanga è senza
dubbio il più importante documento della storia medievale
trentina.»
Ottocento anni fa il vescovo Federico Vanga si pose il problema di
come governare «con rettitudine e con giustizia». Fece quindi
compilare un «cartulario», un volume in cui raccogliere i documenti
attestanti prerogative e diritti del principato vescovile, a tutela
propria e dei sudditi. Il Codex Wangianus, redatto a partire dal
1215 - casualmente (o no?) il medesimo della Magna Charta -
contiene la descrizione dei beni e dei diritti della Chiesa di
Trento in un'epoca in cui il vescovo deteneva il potere temporale
oltre a quello spirituale. Per secoli è stato il libro per
definizione della Chiesa di Trento, tanto da essere noto anche col
nome di «Libro di San Vigilio», dal nome del protettore della
città.
Negli anni 1344-45 uno dei successori di Federico Vanga, il vescovo
Nicolò da Brno, ordinò la redazione di una copia, integrata con
ulteriori documenti, che per questo viene indicata con
l'appellativo di "Maior", mentre al codice più antico è rimasto il
nome di "Minor". Quest'opera è stata al centro di una ricerca
decennale, sostenuta dapprima dal Ministero dell'Università e della
Ricerca, poi dalla Fondazione CARITRO e dall' Istituto Trentino di
Cultura (ora Fondazione Bruno Kessler).
A partire dal 1998 un gruppo di studiosi trentini, guidati da Gian
Maria Varanini ha iniziato la realizzazione di un'edizione del
Codex Wangianus rispondente ad aggiornati criteri scientifici. La
nuova edizione presentata oggi è uscita nella collana "Fonti" della
Fondazione Bruno Kessler - Studi storici italo-germanici, con il
titolo Codex Wangianus. I cartulari della Chiesa trentina (secoli
XIII-XIV).
La mostra «Il Codice Vanga - Un principe vescovo e il suo governo»
rimarrà aperta al pubblico presso la Torre Vanga e presso il Museo
Diocesano Tridentino fino al 2 marzo 2008. Il pubblico potrà vedere
il libro originale splendidamente restaurato per iniziativa
dell'Archivio di Stato di Trento e anche oggetti e documenti
dell'epoca di Vanga. A corredo della mostra è stato realizzato un
piccolo catalogo. L'organizzazione della mostra ha coinvolto la
Fondazione Bruno Kessler, l'Archivio di Stato di Trento, la
Provincia autonoma di Trento attraverso la Soprintendenza per i
Beni Storico-artistici, la Soprintendenza per i Beni Architettonici
e il Museo Diocesano Tridentino.
(* FBK= Fondazione Bruno Kessler)
Commenti (0 inviato)
Invia il tuo commento