L’apertura di Torre Vanga
L'edificio - La storia - I lavori di restauro 2002-2007 - Funzioni principali
Torre Vanga si erge a guardia
dell'antica "porta bresciana", aperta verso la strada per
le Giudicarie, poi denominata "porta di S. Lorenzo", e
dell'omonimo ponte, l'unico tramite di attraversamento dell'Adige
verso la città murata.
Il luogo dell'imponente costruzione coincide con il punto di arrivo
meridionale della seconda cerchia di mura urbane di Trento, ben più
ampia di quella precedente di origini romane. Nella zona
confluivano anche le acque della "roggia granda", alimentata dal
Fersina. A sud della torre, fuori dalle mura, correva verso il
Briamasco quella lunga riva a carattere alluvionale lasciata a
disposizione del traffico fluviale.
Per secoli l'immagine della torre lambita dall'Adige rimase
documentata nell'iconografia urbana, inalterata fino alla metà del
XIX secolo, quando il corso del fiume fu rettificato e il tratto di
alveo cittadino interrato.
Il complesso comprende una torre a pianta sostanzialmente
quadrangolare - una flessione muraria del lato settentrionale forse
per opporre minore resistenza alla forza delle acque dell'Adige
l'ha talvolta fatta definire a forma pentagonale -, un avancorpo e
un fabbricato laterale aggiunto. Le dimensioni della torre
corrispondono a circa 10 x 11 m e ad un'altezza di circa 34 m.
L'interno, cui si accede attraverso un portale con arco a tutto
sesto e grandi bugne rustiche, si articola in un locale interrato
con maestoso pilastro eccentrico, attualmente 4 metri sotto
all'attuale quota stradale, in quattro altri piani voltati e
ulteriori tre livelli, provvisti di solai lignei, fino alla
copertura. Il tetto, riprodotto con foggia di cuspide a quattro
falde nelle testimonianze figurative più antiche, a partire da un
acquerello di Albrecht Dürer del 1495, è ora coronato da merlatura
riproposta in occasione dei restauri ottocenteschi.
L'illuminazione interna è affidata ad ampie monofore archivoltate e
finestre quadrangolari con doppia inferriata, in parte dovute a
rimaneggiamenti ottocenteschi, mentre nelle sale del primo piano si
aprono trifore rimesse in luce durante i restauri degli anni Venti
e Cinquanta. Nei locali della torre le massicce porte superstiti
sono di legno, ferrate da borchie e dotate di spioncino, a
testimonianza dell'uso carcerario dell'edificio nel corso
dell'Ottocento, documentato anche dalle numerose iscrizioni, spesso
completate da disegni, datate tra il 1814 e il 1881.
Altri due corpi di fabbrica compongono il complesso monumentale e
raggiungono un'altezza di 11 m circa. La ex casa del custode,
addossata sul lato est della torre, anch'essa caratterizzata
principalmente dall'intervento ottocentesco di trasformazione in
prigione, a cui vanno ricondotte le finestre con inferriate ai
singoli piani, e da altri lavori atti a realizzare l'abitazione di
un custode. Il corpo di fabbrica addossato sul lato sud, invece,
risulta in parte ricostruito dal Guiotto nel secondo dopoguerra a
risarcimento dei danni prodotti dai bombardamenti aerei del 2
settembre 1943 e del 13 maggio 1944 che rasero al suolo il rione
della "Portela"
La storia
La menzione più antica
finora rinvenuta dell'edificio in prossimità del ponte risale al
1210, allorché Samuele de Roubatasca cede al vescovo Federico Vanga
l'intero feudo costituito da un edificio costruito in solide
murature e servito da caseggiati secondari e da un vicino mulino.
Un secondo atto del 1220 lo stesso vescovo investe i due fratelli
Adelperio e Bertoldo di Vanga del feudo riguardante la torre, la
casa annessa con corte ed orto nonché fabbricati di servizio e il
vicino mulino: l'atto nomina per la prima volta espressamente la
torre.
All' impulso diretto del vescovo Vanga si deve dunque il formarsi
di un complesso di edifici con funzione residenziale e difensiva in
corrispondenza del delicato crocevia rappresentato dal ponte di S.
Lorenzo e dall' adiacente porta urbana. Nel tempo si aggiunge anche
una funzione carceraria: Vi fu imprigionato il principe vescovo
Giorgio Lichtenstein al tempo delle rivolte capeggiate da Rodolfo
Belenzani (1407 - 1409) e nel 1475 in turri a Vanga in loco
torturae vennero interrogati i membri della comunità ebrea di
Trento, colpiti dalle accuse di omicidio rituale per la morte del
piccolo Simone.
Pochi anni dopo la soppressione del principato vescovile di Trento
(1803) Torre Vanga viene adibita a casa carceraria, con lavori di
adattamento avviati nel 1813.
Tra il 1849 e il 1858 la rettifica del corso dell'Adige, oltre ad
allontanare drasticamente il fiume dalla torre che in esso trovava
la sua ragion d'essere, fornisce i presupposti per una progressiva
occupazione delle aree così ricavate, ad iniziare dalla nuova
ferrovia. L'edificio passa al demanio statale nel 1919,
all'indomani dell'annessione del Trentino al Regno d'Italia,
venendo utilizzato anche quale caserma dei carabinieri.
I primi parziali lavori di restauro modernamente inteso risalgono a
quelli condotti a cura di Giuseppe Gerola, primo Soprintendente ai
Monumenti e Gallerie del Trentino - Alto Adige dopo l'annessione
all'Italia, intorno al 1928. Ad essi seguono, dopo i danni subiti
dai bombardamenti della seconda Guerra Mondiale, quelli condotti su
vasta scala dall'arch. Mario Guiotto tra il 1952 e il 1961, e i
successivi lavori di completamento di Nicolò Rasmo. Negli anni
Sessanta la Torre ospita numerose iniziative espositive.
Dopo il passaggio di competenze dallo Stato alla Provincia autonoma
di Trento, nel 1975 viene collocato nella torre il Laboratorio del
restauro ligneo, lì attivo fino al trasferimento nel 1998 presso la
nuova sede in via S. Marco.
I lavori di restauro 2002-2007
Il cantiere di lavoro ora giunto a conclusione è stato avviato il
24 giugno 2002 ed ha comportato una spesa complessiva di circa
2.300.000 €, in parte finanziati con i proventi del gioco del
lotto.
E' stato curato dalla Soprintendenza per i Beni Architettonici con
un progetto approntato dall'arch. Flavio Pontati e dall'arch.
Roberto Festi, quindi con una variante curata da un gruppo di
progettazione ed esecuzione coordinato dall'arch. Prisca
Giovannini, ed infine con opere di completamento curate dallo
studio Andrea Tomasi e associati, ivi compresi l'allestimento e
l'arredo sotto la guida della Soprintendenza per i Beni
Storico-artistici.
L'obiettivo del progetto è l'apertura al pubblico dell'intero
complesso per accrescere l'attività di promozione e di
valorizzazione dei Beni Culturali trentini, considerate la
posizione strategica della torre stessa nell'ambito del centro
storico di Trento, la contiguità con la stazione ferroviaria e la
piena immediata disponibilità dell'immobile in quanto proprietà
pubblica.
Le principali funzioni previste
a) la
realizzazione di una sala conferenze, usabile anche come spazio
espositivo, al primo piano dell'edificio del rivellino, con 90
posti a sedere ed una superficie complessiva pari a 135 mq.;
b) la creazione di un percorso di visita archeologico permanente ai
piani interrati;
c) la creazione di una serie di spazi espositivi, con la
possibilità di realizzare un percorso di visita per gruppi di
persone di numero contenuto che, su accompagnamento, possa salire
al tetto della torre. Un percorso di valenza anche didattica che
permetta di vedere il monumento nella sua interezza, conoscere la
storia costruttiva del manufatto e riscoprire il suo stretto legame
con la storia della città.
Il restauro
si è presentato da subito estremamente difficile data la
complessità costruttiva dell'immobile ed il suo alto valore
storico-artistico. Analisi ed approfondimenti successivi hanno
rilevato una situazione statica complessa, che imponeva immediati
interventi, con un fuoripiombo dello spigolo nord-est pari a 37 cm
circa.
Tutte le indagini condotte, eseguite con la collaborazione di
professionisti di alto livello (Università di Trento, Padova,
Siena), hanno permesso di rendere più accurati di interventi di
restauro, ma anche di confermare la serie di modifiche e
sopraelevazioni successive nella storia costruttiva della
torre.
Principali interventi
- Consolidamento strutturale della torre e delle murature antiche
del rivellino mediante cerchiature in acciaio inox, e iniezioni
localizzate principalmente nelle parti in pietra in sottopendenza
della torre;
- formazione di un percorso archeologico permanente nella porzione
lungo il lato ovest del rivellino e nel vano interrato della
torre;rifacimento del solaio e della copertura della sala
conferenze con struttura in legno e acciaio completamente discosta
dal paramento della torre, e creazione dei collegamenti verticali
(scala e ascensore) all'interno del rivellino;
- restauro conservativo degli ambienti dal 1° al 5° piano della
torre, mantenendo le pavimentazioni e le catene esistenti;
- restauro della scala dal 1° al 6° piano della torre, realizzata
negli interventi post-bellici;
realizzazione di nuove scale di uscita a tetto in acciaio
inossidabile e legno;
- consolidamento e di restauro conservativo degli elementi in
ferro, in legno e dei paramenti in cotto e in pietra sia interni
che esterni nella torre e nel rivellino;
- installazione di nuovi impianti elettrici e termoidraulici.