Storie di donne, letteratura di genere/ 99 – Di Luciana Grillo

Simona Lo Iacono, «Effatà»: il mondo del teatro di paese, fatto di pensioni modeste e di spettacoli che si rappresentano in teatri datati, ad un pubblico semplice

Titolo: Effatà
Autrice: Simona Lo Iacono
 
Editore: Cavallo di Ferro, 2013
Pagine: 152, brossura
 
Lingua: Italiano
Prezzo di copertina: € 9
 
L’autrice, magistrata siciliana, ha pubblicato romanzi e racconti premiati in vari Concorsi nazionali. Collabora a riviste letterarie e blog.
Con Effatà, la Lo Iacono entra nel mondo del teatro di paese, un mondo povero, fatto di pensioni modeste e di spettacoli che si rappresentano in teatri datati, ad un pubblico semplice. I cartelloni sono «di quelli che il caldo scioglie, facendo colare i nomi degli attori».
Siamo nel 1950 quando Dora Genesio, attrice siciliana sposata a Londra, torna in patria con un bambino biondo come il padre inglese, e sordomuto.
A Siracusa, Nino, nonostante il suo handicap, «le saprebbe pronunciare meglio, le parole dell’Inghilterra, quelle che mummy metteva su malamente solo fuori, al mercato o dalle vicine, mentre in casa sboffava di sollievo, si rintanava nelle gramaglie siciliane e allargava la bocca per ricamare il dialetto che aveva il potere di farla sorridere, finalmente».
Dunque, il romanzo punta sul nuovo/vecchio mondo in cui Nino Smith viene trasportato: «Per Nino, in Sicilia è l’ultimo dei segnali, la parola. Contano i gesti. Le levate di spalle. Le coppole calde di sole calcate a mo’ di saluto. E contano i silenzi.»
 
Quando Nino è con la mamma in teatro, la buca del suggeritore diventa per lui un luogo da esplorare, un rifugio, una conchiglia in cui rintanarsi.
E qui trova un amico vero, il suggeritore, che prova a comunicare con lui, che tenta di insegnargli a leggere, a scrivere, e persino a parlare. Intanto «Ortigia brulica di ombre che passeggiano o si assestano, di brusii che Nino non può sentire ma che lo solleticano irriverenti, che lo baciano quasi sul collo e lo spintonano al primo bivio sospirandogli in faccia :”Fortunato tu, che non puoi ascoltarci».
E alternando prove a lunghe passeggiate con il suggeritore, Nino entra in contatto con zio Onorato, con Marudda, con Donna Sarina e con Spezzasapone, con le signorine che anni dopo, «fedeli a un giuramento fatto a sua madre poco prima che si sposasse con l’attore e partisse per Roma: a Nino ci pensiamo noi… gli preparano il pranzo e lo costringono a fermarsi lì anche per il riposo».
 
Cresce il piccolo biondo inglese sordomuto, diventa a sua volta suggeritore, comprende che anche chi sente e parla è spesso muto e sordo… Nino finisce per scoprire una realtà molto diversa da quella che – da piccolo – gli avevano raccontato.
Alla storia di Nino si intrecciano la tragedia del nazismo, il processo ai complici di Hitler, fatti di cronaca e strane coincidenze, come per esempio un sogno fatto dall’autrice il 29 maggio 2010 e la consultazione di un manuale che parla dell’uccisione dell’ultimo bambino ebreo avvenuta il 29 maggio 1945…
Molto bella la dedica della scrittrice al figlio Nanni:
«A Nanni e a tutti i bambini nascosti in una buca.»
 
Luciana Grillo
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