Un tabù da affrontare: l’infertilità maschile – Di Nadia Clementi

È un problema di cui si parla troppo poco: per questo ne abbiamo parlato con l’andrologo, dott. Andrea Scardigli

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L’infertilità è una vera e propria malattia sociale, lo rilevano i dati pubblicati dal Ministero dalla Salute che evidenziano che più del 15% delle coppie non riescono a concepire un figlio.
L’infertilità ovvero la condizione in cui una coppia non riesce ad ottenere una gravidanza pur non essendo affetta da malattie e nonostante tentativi spesso «mirati» di concepimento, al contrario della sterilità, che presuppone una condizione patologica a volte irrisolvibile, è spesso dovuta a condizioni o stili di vita sbagliati.
Tra i principali fattori di rischio troviamo l’età avanzata dei due partner, l’abuso di alcool, il fumo e l’inquinamento.
Il fenomeno tradizionalmente attribuito al genere femminile colpisce sempre più diffusamente gli uomini che spesso ignorano il problema in quanto poco inclini ad effettuare controlli medici e che risultano meno informati rispetto alle donne. Nel nostro Paese pare che 1 maschio su 3 sia a rischio di infertilità, a fronte di un 15 per cento della popolazione maschile tra i 13 e i 55 anni che lo è con certezza.
Come sempre la prevenzione inizia da un’informazione corretta che deve riguardare soprattutto le nuove generazioni.
Per questo noi ne abbiamo parlato con dott. Andrea Scardigli specialista in urologia e andrologia che abbiamo già conosciuto nell’intervista dello scorso anno (vedi) quando abbiamo affrontato le malattie sessualmente trasmissibili.
 


Dott. Andrea Scardigli la differenza tra i termini «infertilità» e «sterilità» spesso viene elusa e questo implica conseguenze socio economiche importanti, come per esempio la possibilità di usufruire della copertura da parte del servizio sanitario.
È quindi necessario partire dal principio: che differenza c’è fra infertilità e sterilità?
«Come ha già accennato Lei nell’introduzione, la definizione di infertilità di coppia, che può essere primitiva nel caso di ricerca di prima gravidanza, o secondaria in tutti gli altri casi, presuppone un mancato concepimento entro un anno di rapporti sessuali non protetti e mirati alla fecondazione.
«Nella definizione di sterilità invece c’è la presenza di patologie dell’apparato urogenitale maschile o difetti genetici che costituiscono una barriera insormontabile per la fecondazione. C’è da dire che spesso il confine tra le due condizioni è molto labile.
«La legge 40 del 2004 prevede comunque che ambedue le condizioni, accertate e certificate da un ginecologo e da un andrologo o altro medico esperto in materia, possano venire assistite all’interno dei Centri Provinciali per la Procreazione Medicalmente Assistita (PMA).»

C’è stato negli ultimi 20 anni un aumento dell’infertilità? Se sì quali possono essere le cause?
«Senza dubbio. A metà anni’90 i dati parlavano di circa un 15-20% di maschi infertili, oggi invece il dato si attesta intorno ad un terzo delle coppie infertili dove il problema è da attribuirsi esclusivamente o in parte al maschio.
«Le cause sono individuabili innanzitutto in una maggiore indagine e diagnosi del fattore maschile, che un tempo non veniva nemmeno preso in considerazione, ma soprattutto nel mancato riconoscimento precoce di alcune comuni affezioni dei genitali maschili, come il varicocele, che è presente nel 35% dei maschi, dovuta alla scomparsa di quei pochi ma fondamentali momenti preventivi che erano le visite scolastiche e soprattutto la visita di leva.
Poi ci sono tutte le cause già citate, quali la ricerca sempre più tardiva di un figlio, gli inquinanti ambientali e alimentari e le cattive abitudini di vita.»
 
Quali sono i principali fattori che portano ad un rischio di infertilità maschile?
«Oltre alle cause di cui ho già parlato ci sono gli stili di vita sbagliati, fra i quali i più comuni sono fumo, alcool, sostanze d’abuso, compresi alcuni integratori alimentari (o veri e propri dopanti ) utilizzati in certe attività sportive.
«Possiamo inoltre incolpare alcune condizioni metaboliche (diabete, obesità, sedentarietà), rischi lavorativi (esposizione ad alte temperature o campi ionizzanti o elettromagnetici, e al riguardo sono attualmente in atto molte ricerche, peraltro non conclusive, sul rischio da cellulare), le malattie sessualmente trasmesse non correttamente diagnosticate e curate (forte attenzione recentemente si sta ponendo sull’infezione da papilloma virus HPV), l’abitudine ad indossare abiti troppo stretti sui genitali, ma soprattutto la ricerca di un figlio in età sempre più avanzate per entrambi, andando così a forzare le leggi naturali che vorrebbero la massima fertilità tra i 20 e i 30 anni.»
 
Quando una coppia cerca di avere un bambino può succedere di dover aspettare parecchio prima di concepire, quando bisogna cominciare a preoccuparsi se la gravidanza non arriva?
«Dopo un anno di rapporti mirati, cioè finalizzati al concepimento, e affidandosi anche al calcolo di alcuni semplici parametri per stabilire il periodo fertile utilizzando ad esempio la misurazione della temperatura basale o la presenza di ormoni nelle urine con strisce reattive; diffiderei però da alcune apparecchiature magiche proposte dal commercio.» 


 
Che cos’è il varicocele?
«Il varicocele, definito come la dilatazione delle vene che stanno sopra il testicolo, generalmente di sinistra, non è una malattia ma bensì una condizione, dove meno della metà dei maschi affetti (circa il 35%) presenta dei problemi di fertilità spesso identificabili in un minor numero di spermatozoi nell’eiaculato e scarsamente mobili.
«Le cause del varicocele sono da ricercarsi nel reflusso di sangue all’interno delle vene spermatiche; questa situazione è quasi sempre congenita, tanto vero che alle volte il problema si ripete nella stessa famiglia, e il meccanismo del danno alla fertilità è tuttora poco chiaro.
«C’è poi l’eccessivo riscaldamento del testicolo, che normalmente ha una temperatura per così dire di esercizio di un grado inferiore a quella corporea. Sono stati inoltre invocati danni da compressione dei genitali, che possono presentarsi più piccoli della norma, o il reflusso di sostanze tossiche dai reni ai testicoli.
«Se identificato e curato precocemente, possibilmente prima dei 35 anni d’età, in genere il danno seminale si recupera e il tasso di fecondazione aumenta. «Le cure per il varicocele riempiono interi testi di urologia e andrologia, dalla microchirurgia alla laparoscopia. Noi tendiamo in prima battuta a praticare le terapie mininvasive, cioè le scleroterapie della vena spermatica, effettuabili in Day Hospital, con la minima morbilità per il Paziente.» 
 
L’eiaculazione precoce è un episodio che nella vita sessuale e psicologia di un uomo può avere un importanza determinante.
Quanto può influire sulla difficoltà ad avere figli?

«Generalmente l’eiaculazione precoce, che affligge più o meno un maschio su quattro, non è ritenuta un fattore specifico di infertilità. Naturalmente bisogna valutarne la gravità: un eiaculazione ante portam, che sopravviene cioè ancor prima della penetrazione, certo non favorirà il concepimento.
«C’è inoltre da dire che tutto ciò che può alterare il benessere sessuale della coppia può diventare un ostacolo alla fecondazione.» 
 
Sappiamo ormai che lo stile di vita influenza tantissimo la fertilità femminile ed è stato proprio Lei a darne scientifica dimostrazione.
Può valere la stessa regola anche per gli uomini?

«Come ho già accennato prima gli stili di vita, su cui la comunità andrologica tende sempre di più a mettere l’accento, sono fondamentali per il benessere sessuale; sia per quanto riguarda la sfera erettiva sia per la fertilità.
«Ad esempio il fumo è il peggior nemico sia dell’erezione che della fertilità; c’è però da dire che paradossalmente anche un attività fisica troppo intensa (vedi ultramaratoneti, ciclisti estremi, saunisti no limits, ecc.) può nuocere alla qualità del seme.» 
 
Qual è il modo migliore di affrontare il problema e a quale specialista bisogna rivolgersi?
«Senza dubbio lo specialista più idoneo a prendersi cura del problema è l’andrologo, anche se molte altre figure, dall’urologo, al fisiopatologo della fertilità, all’endocrinologo andrologico, possono essere di valido aiuto nell’identificazione e possibilmente nella cura dell’affezione.
«Anche le strutture consultoriali possono fornire una prima valutazione e prescrivere le indagini e le cure di I livello; per i casi più complessi naturalmente ci si deve rivolgere ai Centri PMA.»
 
 
 
Quali nuove tecniche ha ora a disposizione la scienza per venire in aiuto delle coppie infertili?
«Negli ultimi anni le tecniche di concepimento assistito (la cosiddetta procreazione medicalmente assistita o PMA) hanno presentato un enorme salto di qualità, passando dalle semplici e talvolta rudimentali metodiche di inseminazione intrauterina alle attuali tecniche di fecondazione in vitro, quali la ICSI (inseminazione intracitoplasmatica) e recentemente la IMSI (inseminazione con spermatozoi selezionati con metodiche di ultramicroscopia), che hanno permesso un notevole incremento delle percentuali di successo, dal 10 % del passato all’ attuale 30 – 40 %.
«Il primo obiettivo dell’andrologo è però sempre la rimozione delle cause dell’infertilità maschile, e permettere così il concepimento spontaneo.»
 
In quali casi è opportuno ricorrere alla microchirurgia?
«Le tecniche microchirurgiche si stanno sempre più proponendo come un ausilio a volte insostituibile per la cura dell’infertilità maschile, andando dalle metodiche più semplici, come ad esempio quelle utilizzate nella chirurgia dei varicoceli complessi, a quelle più raffinate, come gli interventi di ricostruzione e ricanalizzazione delle vie seminali.
«È infatti curioso come sempre più maschi richiedano una ricanalizzazione dopo interventi di vasectomia. Il microchirurgo diventa insostituibile poi nei casi di cosiddetta azoospermia (assoluta mancanza di spermatozoi nell’eiaculato) o di criptozoospermia (marcata esiguità degli spermatozoi nell’eiaculato), allo scopo di andare a prelevare i gameti maschili direttamente dalle vie seminali, come nella tecnica definita MESA (aspirazione microchirurgica degli spermatozoi dall’ epididimo) o TESE (prelievo bioptico direttamente dalla polpa testicolare).
«Queste metodiche, effettuabili presso i centri PMA più attrezzati, che si avvalgono della consulenza dell’andrologo e del microchirurgo, come ad esempio il centro di Arco, hanno permesso di far procreare coppie in cui il maschio presentava delle patologie fino a poco tempo fa definite irreversibili, come ad esempio la Sindrome di Klinefelter o gli esiti di criptorchidismo (testicolo ritenuto) non adeguatamente diagnosticato e corretto in età pediatrica.»



Esistono degli alimenti che migliorano la qualità del liquido seminale maschile?
E se sì, basta davvero integrare la propria dieta con questi alimenti per aumentare la possibilità di concepire?

«Naturalmente nei corretti stili di vita è compresa anche una corretta alimentazione; diciamo che come per altre patologie la nostra dieta mediterranea si dimostra sempre di enorme validità (non per niente i tassi di fecondità sono maggiori al sud rispetto al nord); alcuni principi alimentari poi, come gli antiossidanti naturali, selenio, catechine, magnesio, antocianosidi, licopene e vitamina E hanno dimostrato di avere una indubbia utilità nel migliorare la qualità del liquido seminale, tanto è vero che esistono in commercio molti prodotti definibili nutraceutici che in varia misura mirano a integrare la dieta con questi oligoelementi; senza dubbio si dimostrano prodotti molto validi, naturalmente quando vengano assunti dopo consulto e sotto controllo medico; anche qui va evitato il fai da te e credere alla pubblicità miracolistica.» 
 
La prevenzione in andrologia è importante come in ogni altra branca della medicina ma gli uomini, soprattutto se giovani d’età, sono restii a controlli regolari e screening.
Quali sono i test che un uomo adulto dovrebbe fare annualmente?
E come fare ad informare adeguatamente i giovani?
«Purtroppo il tema della prevenzione in ambito andrologico è piuttosto negletto nell’ambito delle strutture sanitarie, anche se la nostra Provincia offre delle opportunità all’interno dei consultori (ad esempio lo Spazio maschio del Consultorio di Trento) e promuove svariate iniziative informative rivolte alle scuole. C’è da dire però che i giovani adolescenti a volte sono un po’ riluttanti a sottoporsi a visite preventive, forse per retaggi di tipo culturale, e anche qui potrebbe essere di valido aiuto la formazione di personale idoneo al colloquio e all’informazione, così come rimane fondamentale l’educazione nelle scuole; noi consigliamo di effettuare una visita andrologica in età adolescenziale con eventuale esecuzione di spermiogramma nei casi selezionati e qualora ci si orientasse verso la ricerca di un figlio. 
 
Conclusione e consigli?
«Per concludere mi piacerebbe ribadire come la fertilità sia una responsabilità di entrambi i poli della coppia, che naturalmente deve evitare di colpevolizzare uno o l’altro partner.
«Un consiglio che personalmente amo dare alle coppie per cui la ricerca di una gravidanza diventi un incubo è quello non fare dell’amore un mestiere finalizzato solo alla procreazione. È importante riappropriarsi della propria sessualità, e specialmente qualora ci si affidi a degli specialisti è bene seguire serenamente e con fiducia il percorso suggerito, ma soprattutto evitare le navigazioni a volete pericolose in internet; gli eventuali dubbi è meglio che vengano chiariti da noi specialisti.» 
 
Nadia Clementi - [email protected]
Dott. Andrea Scardigli - [email protected]