Introdotta la categoria di «Orso dannoso», il Franti dei Plantigradi
Aggiornato il Piano d’azione interregionale per la gestione dell’orso bruno
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Nel libro Cuore c’erano un po’ tutti i caratteri dei ragazzi. De Rossi era il più bravo, Garrone era il più buono, poi c’erano il Ragazzo di Reggio di Calabria, il ragazzo dal braccio morto. Infine c’era il cattivo, anzi l’infame: Franti. Pensate: rideva quando passava il feretro del Re buono, Umberto Primo.
Anche gli orsi esprimono la loro soggettività e qualcuno inevitabilmente si dimostra caratteriale, come l’orso «M 13». Cattivo, dannoso, in altre parole infame. Ora è stata codificata la sua categoria di appartenenza: «Orso dannoso».
«Un plantigrado che causa, ripetutamente, danni a mandrie di animali domestici o a colture, in generale a patrimoni non difendibili mediante misure di prevenzione, verrà definito orso dannoso».
Questa nuova tipologia di orso entra da oggi a far parte del Piano d’azione interregionale per la gestione dell’orso bruno, che è stato modificato con una delibera di Giunta a firma dell’assessore Michele Dallapiccola.
Una modifica concordata con il Ministero dell'ambiente, col quale vanno condivise tutte le decisioni in tema di plantigradi.
La decisione è nata dal fatto che uno degli orsi presenti in Tentino è caratterialmente definibile un «serial killer». Ovvero, cattura e uccide prede anche se non ne ha bisogno e anzi le colleziona, proprio come accade purtroppo nel genere umano.
Secondo l’assessore Dallapiccola, che è un veterinario, questa devianza esiste presso tutti i mammiferi. Potrebbe essere un eccesso di previdenza per il futuro incerto, ma anche una vera e propria mania.
L’orso in questione, come tutti gli altri orsi presenti in Trentino, non ha mai mostrato aggressività verso l’uomo, ma non è detto che le sue scorribande non possano essere considerate pericolose per l’uomo.
Di qui la definizione concordata con il Ministero e la possibilità (sempre da concordare con il Ministero) di procedere a soluzioni estreme. Ovvero potrebbe essere imprigionato presso un areale circoscritto oppure eliminato.
Speriamo che non accada. Per ora è stata solo prevista la figura di Franti anche presso i plantigradi.
A quanto abbiamo letto sulla stampa nazionale, peraltro, la decisione assunta con responsabilità dalla Provincia autonoma di Trento è stata criticata sotto tutti gli aspetti. Ma è un po' di moda sparare sul Trentino.
Nessuno degli articoli che abbiamo letto peraltro risulta scritto con equilibrio, cioè soppesando un po’ tutte le componenti della problematica.
C’è chi ha parlato di «orsi ricercati», o che definisce l’eventuale decisione di sopprimerli come «atto scellerato». Qualcuno si è lamentato di una possibile soluzione finale ingrata: «Trento vuole sparare agli orsi e dimentica tutti i fondi UE ricevuti per la loro tutela».
Anche noi abbiamo scherzato paragonando M 13 a Franti. Ma una cosa è scherzare per esasperare un concetto, un’altra è fare il proprio dovere. Se un orso dovesse manifestarsi davvero pericoloso, non serviranno permessi preventivi per il suo abbattimento. Le Forze dell’Ordine - per fare un esempio - potrebbero essere costrette a procedere per motivi di ordine pubblico senza chiedere a nessuno, né alla Provincia né al Ministero.
A distanza di sette anni dall’approvazione del Piano d’azione interregionale per la conservazione dell’orso bruno nelle Alpi centro-orientali (Pacobace), la Provincia autonoma di Trento, in collaborazione con la Provincia autonoma di Bolzano e le Regioni Lombardia, Veneto e Friuli Venezia Giulia, ha ritenuto opportuno aggiornare il Piano con alcune integrazioni di carattere tecnico e organizzativo.
L’obiettivo è quello di migliorare la gestione dei plantigradi sul territorio, in considerazione anche dell'espansione raggiunta negli ultimi anni e quindi la conseguente necessità, in alcuni casi problematici, di intervenire tempestivamente, fornendo le necessarie risposte operative. La modifica introdotta ha permesso di codificare la categoria di «orso dannoso», in precedenza non considerata, verso la quale poter attuare le azioni previste dal Piano stesso, compresa la possibilità di prelievo, mediante captivazione o abbattimento, degli esemplari che arrechino, ripetutamente, gravi danni a patrimoni non efficacemente difendibili con misure di prevenzione, come ad esempio il patrimonio zootecnico bovino in specifici contesti ambientali.
Per stabilire se un plantigrado debba o meno considerarsi dannoso è importante accertarne la ripetitività dei comportamenti. Un orso che causa un solo grave danno o che ne causa raramente, non è da considerarsi dannoso.
Il Ministero dell’Ambiente ha recepito favorevolmente tale modifica, proposta dagli enti interessati, a cui farà seguito l’adozione formale del Piano d’azione da parte dello stesso Ministero.
Si tratta di un primo passo verso l’auspicata definizione di modalità gestionali più snelle ed efficaci, che abbiano come obiettivo finale l'ottenimento di una maggiore indipendenza gestionale nei riguardi di quella minima parte di popolazione ursina che presenta aspetti maggiormente problematici.