«I disturbi mentali sono curabili» – Di Nadia Clementi
Ne abbiamo parlato con il prof. Renzo De Stefani, direttore del Servizio Salute Mentale di Trento, uno dei più noti esperti in materia
Secondo l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), sono circa 400 milioni le persone attualmente affette da disturbi mentali, o che soffrono di problemi psicosociali, associati specialmente all'alcolismo o alla tossicodipendenza.
La depressione è attualmente la quinta causa di mortalità e di disabilità nel mondo e, secondo i dati dell'OMS, la patologia potrebbe raggiungere il secondo posto entro il 2020.
La statistica evidenzia che le donne risultano più suscettibili alla depressione rispetto agli uomini, mediamente una donna su cinque, contro un uomo su dieci. Inoltre, la depressione, che interessa 340 milioni di persone nel mondo, può fare la sua comparsa più volte nel corso di una vita.
Oltre alla depressione sono molti altri i disturbi mentali di cui alcuni sono considerati particolarmente invalidanti e riguardando circa l'1-2 % della popolazione generale.
La cura delle malattie mentali è radicalmente cambiata in Italia dopo l'emanazione della Legge 180, nota come Legge Basaglia, dal nome dello psichiatra che negli anni '70 ha promosso un grande movimento finalizzato a chiudere i manicomi e a organizzare sul territorio i servizi di cura, mirati soprattutto alla prevenzione e al supporto sociale e a garantire una maggior tutela dei diritti del malato.
Grazie a questo oggi un gran numero di persone con disturbi mentali migliora in modo significativo, riuscendo a condurre in alcuni casi una vita normale all'interno della società.
Noi per ricevere maggiori informazioni e chiarimenti ci siamo rivolti al più noto esperto in materia, il responsabile del Servizio di salute mentale di Trento dott. Renzo De Stefani.
RENZO DE STEFANI Nato a Roma, ha la fortuna di crescere un po’ in Piemonte un po’ in Trentino e di assorbirne i diversi umori. Laureato in Medicina a Siena e specializzato in Psichiatria a Perugia, si appassiona della rivoluzione psichiatrica basagliana. Frequenta l’ospedale psichiatrico di Arezzo, una delle punte avanzate del movimento, dove incontra più volte Franco Basaglia. Nel ’75 inizia a lavorare nell’ospedale psichiatrico di Siena e resta segnato dalla morte civile che vi si respira. Torna in Trentino nel maggio del 1978 a lavorare nel locale manicomio, a Pergine. Con l’uscita della Legge 180 inizia la grande avventura dell’apertura dei Centri di salute mentale territoriali che lo vedrà impegnato per dieci anni a Cles. All’inizio degli anni Novanta scende a Trento, dove si trova tuttora, Primario del locale Servizio di salute mentale, e costruisce un approccio, quello del fareassieme, che vede operatori, utenti e familiari lavorare fianco a fianco per vincere la malattia. Ispiratore de Le Parole ritrovate, il movimento italiano del fareassieme, ne accompagna il diffondersi sul territorio nazionale. Per dare visibilità alla battaglia contro lo stigma e i pregiudizi promuove eventi internazionali: la traversata dell’Atlantico in barca a vela, in 200 in treno da Venezia a Pechino, in 500 in Kenya a costruire una scuola, il coast to coast da Boston a Los Angeles per presentare l’esperienza del fareassieme in prestigiose Università e Centri di ricerca americani. Grazie al fareassieme e al suo principale biglietto da visita, gli UFE, Utenti e Familiari che lavorando dentro il Servizio portandovi la loro esperienza di malattia, Trento diventa un polo di attrazione per decine di realtà italiane ed estere che ne vogliono capire il funzionamento. Stati Uniti, Giappone, Brasile, Francia, Germania, Svezia e Norvegia sono i paesi dove De Stefani e gli UFE sono stati negli ultimi anni a portare la loro esperienza. |
Prof. De Stefani, che cosa l’ha spinta a fare la specializzazione in psichiatria?
«Negli anni 70, quando mi sono laureato in medicina, in Italia stava nascendo la legge 180, quella di Basaglia, che avrebbe portato alla chiusura dei manicomi.
«Per me e per molti altri giovani scegliere psichiatria era un modo di schierarsi contro l’orrore dei manicomi, fare una battaglia di civiltà.
«Proseguire sulla strada del ’68.»
Quali sono gli ambiti di competenza della psichiatria?
«La psichiatria (che si è separata dalla neurologia proprio negli anni 70) si occupa di tutte le malattie mentali.
«Le malattie mentali sono sofferenze di varia gravità che coinvolgono e compromettono le principali sfere del nostro funzionamento mentale: la sfera cognitiva, affettiva, comportamentale e relazionale.
«Le malattie mentali oltre a comportare molto spesso livelli di sofferenza personale elevati vanno a incidere sulle capacità relazionali e sociali della persona.»
Con l’approvazione della Legge 180 e la conseguente chiusura dei manicomi come è cambiata l’organizzazione della cura delle malattie mentali?
«È cambiata radicalmente e totalmente. I manicomi erano luoghi terribili (e lo dico avendovi lavorato per parecchi anni), dove la dignità della persona era mortificata a livelli inimmaginabili e dove le cure di fatto non esistevano.
«Del resto i manicomi erano nati per difendere la società dai matti e quindi la logica era quella di un luogo dove rinchiuderli e buttare il più possibile via la chiave.
«Basaglia e tutto il suo movimento hanno rovesciato quella logica facendo si che i malati potessero essere curati il più possibile nei loro luoghi di vita, nei cosidetti servizi territoriali, quelli che adesso chiamiamo Centri di salute mentale, in modo umano e tenendo conto di quanto si stava capendo un po’ in tutto il mondo sul come curare realmente la malattia mentale.
«Una scommessa enorme che soprattutto all’inizio aveva incontrato grandi difficoltà e che ancora oggi in tante parti del nostro paese non è vinta. Ma su questo torneremo più avanti.»
La depressione risulta essere la malattia mentale più diffusa. È vero?
«Sicuramente le malattie della sfera affettiva, le cosiddette depressioni sono le più rappresentate. Depressione è una parola usata anche troppo per indicare situazioni in realtà tra loro molto diverse.
«Essere depressi perché ci è mancata una persona cara o perché abbiamo fallito un obiettivo importante della nostra vita è una reazione normale a una situazione che mette in crisi i nostri equilibri. Equilibri che spesso vorremmo ritrovare con tempi che non sono realistici.
«E da qui un ricorso spesso del tutto improprio a cure chimiche (gli antidepressivi) o psicologiche da cui ci aspettiamo miracoli. E i miracoli non arrivano perché superare il dolore, la perdita, il fallimento necessita di un tempo che appartiene ai cicli della vita.
«Diversa è la malattia depressione, quella che arriva senza che vi siano motivi apparenti, che toglie la capacità di vedere un futuro, che prosciuga ogni risorsa, che, a volte, fa desiderare di staccare la spina e lasciare il mondo. Numericamente sono la minoranza, ma sicuramente richiedono cure e competenze.»
Si parla spesso di disturbi d’ansia, di attacchi di panico cosa sono e come si manifestano?
«L’ansia è una delle condizioni più presenti e normali nella vita umana. È utile, anzi indispensabile, per affrontare al meglio le difficoltà che ogni giorno incontriamo. Senza un pizzico di ansia di fronte ai problemi la nostra vita sarebbe più complicata e per certi versi anche più rischiosa.
«Sarebbe come incontrare un leone e non provare dentro quell’agitazione, quell’ansia che ci provoca un sano desiderio di fuggire. Quando l’ansia invece diventa cronica, è presente a complicarci il quotidiano anche senza particolari motivi, colora la nostra vita, allora occorre farsi aiutare. In certi momenti anche con i farmaci, gli stranoti e stravenduti ansiolitici, ma soprattutto con sostegni e supporti di tipo psicologico.
«Gli ansiolitici funzionano come l’aspirina, alleviano il sintomo ma non guariscono certo la malattia. Anzi quasi sempre creano problemi di dipendenza con tutto quello che di negativo questo significa.»
«Molto importante parlare di disturbi di attacchi di panico. Riguardano in Trentino alcune migliaia di persone che si ritrovano a vivere ostaggi di un attacco sempre lì pronto a colpire. Una sensazione molto brutta, una specie di annuncio di morte che naturalmente non accade, ma che lascia la persona in una condizione di sofferenza e prostrazione estrema.
«Un disturbo molto invalidante per il quale da alcuni anni a Trento abbiamo dei gruppi di psicoterapia specifici che sono riconosciuti in tutto il mondo come lo strumento più indicato per risolverli.
«Nel box in fondo all’intervista si può trovare un indirizzo e-mail per avere tutte le informazioni del caso.»
Quando si parla di malattie mentali gravi a cosa ci si riferisce e quante persone ne soffrono in Trentino?
«Le malattie di cui abbiamo parlato sin qui, depressione e attacchi di panico, non tolgono alla persona quella capacità importantissima nella vita di condividere con gli altri la lettura della realtà. Quando succede che una persona guarda al mondo e vede cose diverse da quelle che vedono i suoi familiari, i suoi amici e il resto della gente, siamo in presenza di malattie che assumono spessore diverso.
«L’esempio che si fa spesso è quello della persona che da un certo momento vede intorno a sé nemici e congiure che non esistono. O della persona che pensa di essere l’inviato di Dio. O ancora che si convince che la sua vita è giunta al termine e che non vi è più speranza per nulla.
«Facile immaginare quanto questo rapporto alterato con la realtà complichi radicalmente la vita di chi vi si trova dentro. Sia per la sofferenza profonda che provoca sia perché complica i rapporti con i propri simili, in famiglia come sul lavoro e nei rapporti sociali.»
«Questo tipo di malattia rientra nella categorie delle psicosi. La più nota è sicuramente la schizofrenia (che letteralmente dal greco significa cervello tagliato) e che ha nei disturbi del pensiero il suo sintomo più significativo.
«Ma altrettanto importante la psicosi bipolare, una situazione in cui la persona alterna momenti di profonda depressione ad altri in cui vive l’esatto contrario, ossia la sensazione di essere, senza peraltro esserlo, l’uomo più forte, più ricco, più bravo del mondo.
«La psichiatria esiste anzitutto per curare queste malattie che creano sempre all’interno della famiglia disagi molto severi e che sono quelle che nell’immaginario collettivo richiamano ai termine di follia - pazzia.»
«A differenza di quello che si credeva fino a 50 anni fa, oggi le psicosi sono curabili e in percentuali più che significative guariscono.
«È una cosa che va detta con forza per vincere quei pregiudizi che tanti hanno ancora su queste malattie ritenute appunto incurabili, pericolose ed incomprensibili.
«In questo i Servizi di salute mentale sono indispensabili e le cure riguardano più livelli, quello farmacologico, quello relazionale, quello familiare, quello sociale. Non a caso oggi si parla di approccio alla psicosi bio-psico-sociale.»
«Per ottenere i risultati migliori è molto importante iniziare la cura il più presto possibile. Da qui la lotta ai pregiudizi che spesso tengono lontani i malati e le famiglie dai nostri servizi, in questi casi subentra il ruolo importantissimo dei medici di famiglia che quasi sempre sono il primo tramite con i servizi specialistici.
«In Trentino, come un po’ in tutto il mondo, le persone che soffrono di psicosi sono un po’ più dell’1%. Vuol dire che in questo momento nella nostra provincia sono circa 6/7.000 i malati.
«Sommati ai parenti stretti che ne condividono le difficoltà arriviamo a superare le 20.000 persone. Un numero importante che richiede attenzione e organizzazione delle cure particolarmente rigorose.»
Il dramma dei suicidi. E' un problema psichiatrico? Qual è la situazione in Trentino?
«Il suicidio è forse l'accadimento che più mette in crisi le nostre sicurezze. Rinunciare alla vita appare inaccettabile, contrario ai nostri istinti fondamentali, terribile per chi lo commette, ma altrettanto devastante per chi lo vive da familiare, da amico.
«Il suicidio accompagna da sempre l'uomo e si manifesta in tutte le culture e in tutte le società. Le cause sono spesso complesse e non sono sempre e solo riconducibili a problemi psichiatrici, anche se la sofferenza psichica in varie sue forme è spesso presente.
«Negli ultimi decenni i numeri di suicidi in Italia e anche in Europa sono complessivamente in calo e l'impegno in questa direzione è importante che sia presente e costante.»
«Anche in Trentino negli ultimi 10 anni i suicidi sono calati e attualmente sono circa 40/45 all'anno. Può sembrare un numero piccolo ma non lo è se ne consideriamo il peso assoluto che comporta e il numero molto alto di familiari che coinvolge drammaticamente.
«Da 5 anni è presente in Trentino un progetto dell'Azienda sanitaria che si chiama Invito alla vita e che si impegna a 360 gradi per ridurre il numero dei suicidi coinvolgendo, come si deve fare, realtà diverse partendo da azioni di informazione e di sensibilizzazione per tutta la popolazione.
«Perché una delle cose più importanti da fare è parlarne, combattere lo stigma e la vergogna che ancora lo circonda, far si che le persone che ci stanno pensando trovino possibilità di ascolto.
«Anche per questo esiste una linea telefonica aperta 24 ore al giorno, gestita da volontari, che ha ricevuto migliaia di telefonata da parte di persone che hanno trovato in quell'ascolto attento un invito alla vita (cfr. box a fondo pagina).»
La crisi economica ha avuto un effetto sul numero dei suicidi in Trentino?
«Dai dati che abbiamo possiamo dire che sino ad ora in Trentino non si sono registrati aumenti di suicidi correlabili alla crisi.
«Vediamo piuttosto altri tipi di sofferenze, soprattutto nelle relazioni familiari e sociali, che possono in qualche modo essere collegati ai tempi difficili che stiamo vivendo.
«Tempi difficili non solo per motivi economici, ma anche e forse soprattutto per una crisi che è anzitutto di valori, di legami, di senso comunitario.»
Gli psicofarmaci. Si legge spesso che il loro uso è in aumento. È vero? E sono più i vantaggi o gli svantaggi legati al loro uso?
«Gli psicofarmaci sono diventati di uso corrente da circa 50 anni e sicuramente se ne è registrata una crescita esponenziale, soprattutto per 2 categorie, gli ansiolitici e gli antidepressivi. Valium e Prozac, i nomi commerciali di 2 notissimi psicofarmaci, sono diventate parole di uso corrente a dimostrazione di quanto il loro uso è diventato quotidiano e scontato.
«Chi studia questi farmaci e le grandi agenzie internazionali che si occupano di salute, come l'Organizzazione Mondiale della Sanità, esprimono preoccupazione per un uso di ansiolitici e antidepressivi che è in continua crescita e che non si giustifica da un punto di vista strettamente clinico.
«Vuol dire in pratica che milioni di persone nel mondo prendono questi farmaci senza averne un reale bisogno e/o senza potersi aspettare dalla loro assunzione un reale beneficio. È un fenomeno molto noto e le stesse persone che ne fanno uso in modo non corretto spesso ne sono consapevoli.
«Il motivo di un uso non corretto di questi farmaci è in larga misura legato all'idea, tipica della nostra attuale cultura, che le medicine, la scienza, la chimica possano sopperire a disagi, sofferenze, problemi che andrebbero affrontati nella loro dimensione più propriamente umana/relazionale.
«Chiaro che in questo abuso c'è una responsabilità della classe medica che spesso fatica a dire di no alla richiesta del cliente o che trova più semplice prescrivere un farmaco piuttosto che affrontare la sofferenza nella sua dimensione umana.
«Una bella sfida su cui vale la pena impegnarsi tutti di più. Lasciando agli psicofarmaci la cura di quelle situazioni più gravi per cui sono effettivamente indicati.»
Le malattie mentali sono ereditarie?
«Su questo tema, e più in generale sulle cause delle malattie mentali, ci si interroga da sempre.
«Nel secolo scorso vi sono state accanite discussioni tra quanti vedevano nella malattia mentale un'origine psico-sociale e quanti pensavano vi fossero esclusivamente cause organiche, tra cui anche l'ereditarietà.
«Oggi la discussione è un po' calata di tono e si è arrivati a convenire che le malattie mentali hanno origini multifattoriali. In parte può sembrare un modo salomonico per accontentare tutti, ma sicuramente è anche il prendere atto della complessità di un fenomeno che a tutt'oggi non sappiamo capire nelle sue cause in modo esaustivo.
«Riconoscere quindi che vi sono molteplici fattori alla base della malattia mentale appare più che verosimile. Non a caso si parla ormai in tutto il mondo di approccio alla malattia bio-psico-sociale, proprio perché se ne riconosce una causalità multifattoriale.
«Quindi rispetto all'ereditarietà oggi si pensa che possa essere uno dei fattori alla base della malattia, ma non certo l'unico e verosimilmente nemmeno il più importante.»
Dove ci si rivolge per la cura delle malattie mentali?
«Abbiamo detto più sopra che il mondo delle malattie mentali è variegato e complesso. Non vi sono quindi luoghi e cure che vanno bene sempre e per tutti.
«Sicuramente le strutture dell'Azienda Sanitaria sono in prima linea per dare risposte importanti sopratutto alle situazioni più impegnative.
«La struttura deputata a rispondere alle malattie mentali più gravi è il Servizio di salute mentale dove lavorano èquipe multi-professionali composte da psichiatri, infermieri, educatori, terapisti della riabilitazione.
«La forza del Servizio di salute mentale è quella di poter intervenire in luoghi diversi (nelle proprie sedi ma anche a domicilio delle persone) e anche in tempo reale quando serve, con strumenti diversi e occupandosi, se ve ne è la necessità, non solo degli aspetti più medici della malattia ma anche di quelli più sociali.»
«Ad esempio spesso la persona che ha un disagio psichico importante necessita di sostegno abitativo e lavorativo e il Servizio di salute mentale si occupa attivamente anche di queste dimensioni.
Fondamentali le collaborazioni con i Medici di medicina generale che restano i referenti prima della salute di tutti i cittadini e che sono la cerniera fondamentale col Servizio di salute mentale.
«Altra realtà operativa importante dell'Azienda Sanitaria è il Servizio di psicologia clinica che interviene e sostiene quelle situazioni dove la dimensione del disagio necessita prioritariamente di sostegno psicologico, anche attraverso attività strutturate di psicoterapia.
«Sono poi presenti, come in altri ambiti sanitari, offerte da parte di professionisti che operano privatamente e che intercettano un'utenza variegata e che non necessita della pluralità di interventi che sono tipici del servizio pubblico. (cfr. box a fine pagina).»
Esistono strutture dove vivono persone con disagi particolarmente gravi?
«A Trento ci sono circa 130 persone che vivono in situazioni abitative variamente protette.
«La Casa del Sole è una struttura molto bella ed accogliente, situata a Madonna Bianca, che ospita fino a 13 persone che hanno bisogno di un sostegno particolarmente importante. Ma oltre alla Casa del Sole sono molte e diversificate le opportunità abitative che per periodi a termine possono ospitare persone in difficoltà.
«Ci sono appartamenti gestiti assieme dal servizio di salute mentale e da associazioni partner dove le persone fanno percorsi in semi-autonomia.
«Sono poi molto presenti a Trento esperienze innovative che vedono vivere assieme persone che hanno disagi a volte anche molto importanti e che trovano nella libera convivenza opportunità di sostegno reciproco e di auto-aiuto.
«E ancora forme di affido a famiglie o a singoli disponibili all'accoglienza.»
È possibile guarire dalla malattia mentale?
«Assolutamente si! Bisogna dirlo forte e chiaro anche per sfatare paure e pregiudizi. E più passano gli anni più la guarigione diventa una dimensione possibile anche in quelle situazioni dove la malattia è più grave e dove fino a qualche anno fa si pensava che parlare di guarigione fosse del tutto impossibile.
«E questo senza contare che anche dove non si arriva ad una guarigione in senso stretto si raggiungono importanti risultati in termini di miglioramento della qualità della vita. Permettetemi di sottolineare che per noi specialisti si tratta di un obiettivo molto ambizioso!»
Dott. Renzo De Stefani - [email protected]
Nadia Clementi - [email protected]
Per informazioni rivolgersi ai seguenti indirizzi: Servizio di salute mentale di Trento, Sede Via San Giovanni Bosco n. 10, Trento [email protected] Direzione e amministrazione tel. 0461-902870 Centro di salute mentale - Prima accoglienza tel. 0461-902850 Area del fareassieme tel. 0461-90281/86 (questo numero servirà più per il successivo articolo) Per info Gruppi di psicoterapia per attacchi di panico [email protected] Progetto Invito alla Vita Numero Verde 800-061650 |
Seguirà a breve una successiva intervista del dott. De Stefani dedicata alla «psichiatria oggi e domani».