Pressione fiscale record, vola al 52% - Di Alberto Pattini
Urgente inversione di rotta. Famiglie e imprese non ce la fanno più. Si possono ridurre le imposte recuperando 70 miliardi da tagli coraggiosi della spesa pubblica
La pressione fiscale nel 2012 balza al livello record del 44%, in aumento di 1,4 punti percentuali rispetto all’anno precedente.
Lo certifica l’Istat nel conto economico trimestrale delle amministrazioni pubbliche.
Nell’anno caratterizzato dal rigore del governo Monti, secondo l’Istat le uscite totali sono aumentate dello 0,7% rispetto all’anno precedente, risultando pari al 50,6% del Pil (49,9% nel 2011); le entrate totali sono cresciute in misura maggiore rispetto alle uscite (+2,5%), con un’incidenza sul Pil del 47,7% (46,2% nel 2011).
Questi dati certificano i benefici sui conti dello Stato, ma di converso il rigore ha messo in ginocchio l'economia e le famiglie per effetto dell'incremento esagerato della pressione fiscale.
Nel quarto trimestre del 2012, la pressione fiscale ha toccato il record assoluto del 52%, un valore inaccettabile, con un balzo di 1,5 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Confesercenti commenta i dati dell’Istat: «Anche la temuta soglia psicologica del 50% della pressione fiscale è ormai superata con il dato del quarto trimestre del 2012.
Questo livello fiscale, incompatibile con l’economia di un Paese civile, è in piena rotta di collisione con le speranze di ripresa economica e con la tenuta delle famiglie e delle imprese che non ce la fanno più.
Di questo passo assisteremo a un aggravamento dell’ecatombe di posti di lavoro e chiusure di imprese con un ulteriore, drammatico, crollo dei consumi.
Vengano subito derubricati eventuali nuovi interventi per far cassa attraverso la leva fiscale: il Paese non ha più niente da dare. D’ora in poi la priorità deve essere una decisa e rapida, sia pur graduale, diminuzione del carico fiscale.
L’inversione di rotta è urgente: le risorse si trovino con un piano di tagli alla spesa pubblica che potrebbe far recuperare nel medio periodo almeno 70 miliardi di euro. E’ infatti solo da una minore pressione fiscale che si può ripartire per mettere in condizione le imprese di reggere, investire, creare lavoro».
Alberto Pattini
[email protected]