Maratona della memoria per i caduti trentini della Grande Guerra
I sindaci trentini hanno reso omaggio a chi morì combattendo su fronti contrapposti: nominati uno per uno tutti gli 11.400 eroi
Sono stati l'assessore provinciale alla cultura Franco Panizza e il
direttore del Museo Storico della Guerra di Rovereto Camillo Zadra
ad aprire, stamattina alle 9 nella Sala di rappresentanza del
Palazzo della Regione a Trento, il «Giorno dei Nomi», la maratona
della Memoria che ha visto i sindaci o i loro sostituiti leggere i
nomi di tutti gli 11.400 caduti trentini nella prima guerra
mondiale.
È stato, quello di oggi, il momento centrale e più atteso
dell'iniziativa «Nel cuore nessuna croce manca».
È toccato a Camillo Zadra dare non solo indicazioni ai sindaci per
una lettura attenta, solenne, declamata e lenta come i cori solenni
di Giuseppe Verdi.
«Non dobbiamo dimenticarci - ha aggiunto il direttore del Museo
della Guerra di Rovereto, - che i nomi dei caduti della Grande
Guerra risuonano per la prima volta, ancora indistinguibili da
quelli che sarebbero sopravvissuti, al momento della chiamata alle
armi, quando i gendarmi o i messi comunali consegnarono loro la
carta di richiamo.
«Una seconda volta i nomi risuonarono nella Caserma dove avvenne la
consegna - ha continuato. - Poi, alla partenza. Al fronte i soldati
camminarono fianco a fianco, ormai certi che non a tutti sarà dato
di tornare a casa.
«Al fronte, gli appelli nominali cambiano natura e funzione: li
fanno i compagni e servono a contare i sopravvissuti e a segnare
chi non risponde... Che può essere caduto in combattimento, oppure
fatto prigioniero, ferito, disperso al di là del filo spinato della
trincea.»
«Sentire dalla viva voce dei sindaci di oggi i nomi e i cognomi di
tanti, tantissimi giovani trentini che morirono al fronte - aveva
detto l'assessore Panizza in apertura di giornata, - è un piccolo
ma necessario risarcimento nei confronti di coloro che, morti dalla
parte dei vinti, vennero dimenticati dal dolore pubblico e
dovettero accontentarsi del solo dolore familiare e domestico.
«Oggi finalmente questo ricordo esce dal chiuso delle case e dei
cuori di tanti trentini e diviene momento pubblico, solenne,
ufficiale, riconosciuto da tutti. - Ha aggiunto l'assessore. - Quei
giovani, quando vennero strappati alle loro case, ai loro affetti e
al loro lavoro per essere catapultati al fronte come carne da
macello, avevano ognuno una propria storia, una propria famiglia,
una propria vita e una comunità di riferimento. Oggi queste
comunità riempiono il vuoto della dimenticanza e, da oggi in poi,
le cose non potranno più essere come prima.
«Mi impegno - ha concluso l'assessore Panizza (che ha voluto
fermamente questo Memoriale) - a far sì che ogni anno, nella
ricorrenza dei Morti, un'apposita cerimonia sia riservata a tutti
quelli che oggi qui nominiamo, riportandoli così al centro della
nostra Memoria collettiva.»
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Ancora con la guerra in corso si cominciano a stilare le liste dei
caduti, che vengono pubblicate sui giornali (erano le tanto attese
e al tempo stesso temute Verlustlisten), ma erano difficili da
leggere, spesso riportavano nomi simili a quelli dei propri cari,
talvolta potevano contenere omonimie...
Nemmeno gli annunci di morte cancellano la speranza di chi vuole
continuare a sperare e intanto gli elenchi si allungano, diventano
tragicamente infiniti...
«Il poeta Andrea Zanzotto - ha ricordato Camillo Zadra, - scrisse
un giorno al presidente Napolitano proponendogli, in modo
provocatorio ma tale da rendere benissimo l'idea della vastità
immane della tragedia vissuta negli anni della Grande Guerra, di
regalare alle bibliotechine di famiglia o di Scuola un libro che
contenesse tutti i nomi dei caduti italiani in guerra: un puro
elenco di nomi di morti e relative date, sessanta righe per pagina
a caratteri piccoli e stretti... sarebbe stato un libro di circa
diecimila pagine! Solo per una guerra, disse Zanzotto, per un
Paese, e tralasciando gli impazziti, i feriti, i mutilati.
«Oggi, a Trento, è stato compiuto un gesto fuori misura, invitando
i sindaci a leggere i più di undicimila nomi dei trentini caduti in
quella guerra (morti per ferita, per malattia, per stenti, per
fucilazione, per impiccagione, per patimenti, per sofferenze.
Quello di oggi non vuol essere l'ennesimo appello - ha concluso
Zadra, - bensì un atto semplice di pietà e di civile ricordo.»
La straordinarietà dell'evento la si è poi potuta toccare con mano
vivendo dal di dentro l'atmosfera che si è creata per tutta la
giornata nella Sala di rappresentanza della Regione, con sindaci
che arrivavano alla chetichella sulla base di un ordine di lettura
già stabilito, che si iscrivevano al banco dell'accettazione, che
si sedevano in platea con la fascia tricolore addosso per ascoltare
i nomi dei comuni letti da altri colleghi sindaci, o vicesindaci, o
assessori.
Al momento del loro turno, i primi cittadini si avvicinavano al
leggio per cominciare la lettura declamata, lunga o breve a seconda
delle dimensioni del municipio. Al termine era difficile andarsene
e in parecchi si sono fermati ben al di là del tempo necessario per
leggere i propri morti.
Molti, moltissimi sono stati i semplici cittadini accorsi per
ascoltare il nome di un bisnonno, di un prozio fino ad oggi cullato
nella memoria di casa e il cui nome, finalmente, riemerge alla
memoria della comunità e si riappropria della sua piccola,
minuscola pagina di storia.
Alcuni sono anche stati presi dalla commozione, malgrado siano
trascorsi quasi cent'anni dalle morti oggi ricordate: è stata una
commozione che ha reso giustizia ad un silenzio imposto dalla
storia scritta dai vincitori e che è sgorgata in un
finalmente sussurrato a più riprese dai sindaci
intervistati dai giornalisti presenti all'evento.
«Finalmente le nostre comunità potranno ricordare tutti i loro
morti, anche quelli che una certa retorica aveva nascosto alla
pietà pubblica.»
«Mi auguro - ha detto un altro primo cittadino, - che spariscano
quanto prima certe scritte ipocrite che ancora oggi possiamo
leggere su alcuni monumenti ai caduti, del tipo "furono
obbligati a pugnar per gli oppressori"...».
«Sono i nostri giovani di oggi - ha detto un giovane sindaco
trentino, - i veri destinatari di questo Memoriale. Onore a chi lo
ha voluto, a chi lo ha pensato, progettato e realizzato, ma sono i
giovani quelli che hanno più bisogno di sapere, di conoscere, di
affondare le menti nella nostra storia...»
Tutto sommato i tempi sono stati rispettati e la «maratona della
Memoria» è corsa via in un'atmosfera carica di solennità, ma al
tempo stesso piena di voci, di parole, di dialoghi. È stato il
«Giorno dei Nomi», ma anche il «Giorno dell'Incontro».