La concessione dell'A22 sarà assegnata con gara europea
Lo ha deciso il Governo Monti dimostrando che la ragion di stato vale più degli stessi interessi del Paese. I commenti di Dellai e Durnwalder. E i nostri

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L’Anas è stata incaricata dal Governo Monti di bandire nuovamente la gara per la concessione dell’Autostrada del Brennero.
La concessione scade il 30 aprile 2014 e il bando sarà europeo.
Sono andate così deluse le speranze di Trento e Bolzano, la cui Regione autonoma è la proprietaria di maggioranza dell’A22, così come lo sono in misura minore le due rispettive Province.
Ovviamente Durnwalder e Dellai sono rimasti profondamente delusi. Il primo ha commentato «I nostri timori si sono avverati».
Il secondo denuncia l’impoverimento del sistema Italia, perché la concessione poteva essere affidata nuovamente a trattativa diretta con le Province autonome di Trento e Bolzano, per ammissione stessa della Commissione Europea. Cioè poteva rimanere in mano italiana.
Entrambi i presidenti annunciano che non accetteranno supinamente la decisione e che lotteranno fino alla fine finché ci saranno possibili appigli legali.
In realtà le considerazioni da fare sono due. La prima è miseramente contabile, la seconda di principio.
Cominciando dalla prima, non sfugge a nessuno che se la società che gestirà la seconda concessione dell’A22 dovesse mantenere sede in Trentino o in Alto Adige, i proventi fiscali (Iva e Irpeg) andrebbero allo Stato per il solo 10 percento. Con una redditività fiscale come quella dell’Autobrennero, che si aggira sui 50 milioni annui, lo Stato si giocherebbe in una decina d’anni il controvalore della concessione incassata.
Quindi, secondo la nostra opinione, lo Stato spera che la concessione vada a una società non trentina né altoatesina.
Rinnovandola semplicemente a una società inhouse, per uno Stato alla ricerca spasmodica di denaro come il nostro non poteva proprio star bene.
E da questo punto di vista ha ragione Lorenzo Dellai a commentare che per qualche euro in più lo Stato si gioca una notevole opportunità.
La seconda considerazione sta nella brutta piega che ha preso lo Stato, sempre più accentratore e come non si era mai visto nella Repubblica Italiana.
Agli Enti locali, per Monti, dovrebbero andare solo gli oneri. Il potere dovrebbe restare a Roma.
La lotta contro le autonomie del Nord Italia si fa sempre più pesante, proprio perché non riesce a piegarle al suo volere.
Questa battaglia sulla concessione dell’Autobrennero ne è piena dimostrazione, anche se non l’unica. Il tentativo di imporre al Trentino di accogliere la parte mancante della Valdastico, ad esempio, è un altro tentativo di interferenza indebita.
Le comunità autonome di Trento e di Bolzano ovviamente devono tener testa a Roma, contando quantomeno sul fatto che tra nove mesi si va a votare per le elezioni politiche.
Ovviamente il Trentino Alto Adige parteciperà all’asta per il rinnovo della concessione. E potrà farlo da una posizione di privilegio.
Il principale è che l’assegnatario della concessione dovrà pagare all’attuale concessionaria le quote di ammortamento non ancora contabilizzate. Ovviamente non si tratta di un privilegio economico ma finanziario. Il che, date le dimensioni dell’affare, non è cosa da poco.
Il secondo è quello del ritorno fiscale sul quale l’attuale proprietà (regione e province autonome) può contare. Quando Durnwalder ricorda che i soci attuali non prelevano gran parte dei proventi per destinarli al fondo del traforo ferroviario del Brennero dice la verità, ma non la dice per intero. Le tasse pagate, infatti, rientrano al 90 percento.
Quel fondo raggiungerà la quota di 500 milioni entro il 30 aprile 2014. Appartiene all’attuale società e potrebbe essere messo in discussione con un eventuale cambio di proprietà.
Insomma, gli attuali proprietari dell’Autobrennero potrebbero giocare al rialzo dell’offerta anche sulla sola scorta del ritorno fiscale dei ricavi dell’autostrada.
Infine, un commento sulla situazione assurda che si è venuta a creare fra Trento, Bolzano e Roma.
Monti ha il senso dello Stato, ma non ha il senso dei valori rappresentati dagli enti locali, tanto meno quelli delle autonomie (che non riesce a dominare).
Ha opportunamente disertato l’incontro chiesto da Dellai e Durnwalder fin dallo scorso 2 febbraio. Questo rifiuto del dialogo sta a dimostrare che non gliele importa nulla di eventuali ragioni che i due presidenti possono accampare. Ha un obbiettivo e intende raggiungerlo a tutti i costi, anche a costo di calpestare le sovranità delle regioni e province autonome.
Il che porta a una considerazione finale. Monti per l’Italia va bene solo fino a termine del suo mandato, mentre invece andrebbe benissimo per l’Europa. Gli Stati sovrani che formano la Comunità Europea devono rinunciare a parte della propria sovranità, in termini di macroeconomia e finanza comunitaria. L’alternativa è che la circolazione monetaria dell’euro alla lunga imploderebbe.
L’anno prossimo si voterà per le elezioni politiche italiane, per le europee e alla fine anche per le provinciali. Per quanto all’apparenza siano dei momenti democratici separati, in realtà si tratta di un unico incastro che va articolato con una visione strategica che i partiti una buona volta dovranno riuscire a sfoderare.
Ma questo è un argomento che rirpenderemo presto in mano.
GdM