I marò italiani NON hanno sparato sui pescatori indiani
La notizia non è ufficiale: sta nelle dichiarazioni della polizia, che annaspa nel buio
Dunque, i due marò italiani trattenuti prigionieri illegalmente in India non hanno sparato sul peschereccio.
La notizia, ovviamente, non è ufficiale, ma è apertamente dichiarata dalla polizia dello stato di Kerala, che in un bollettino rivolto alla stampa locale dichiara che «con ogni probabilità i due sottufficiali della Marina Italiana hanno gettato in mare le armi con cui hanno aperto il fuoco sull’imbarcazione indiana».
Che i nostri soldati abbiamo sparato, per poi gettare in mare le armi, è ridicolo. Sappiamo tutti che è meglio subire un processo per un presunto errore militare che per aver provato a manomettere le prove.
Che i nostri marò abbiano portato a bordo armi diverse da quelle esposte nel registro di carico, è assurdo prima che impossibile.
Insomma, la dichiarazione della polizia indiana declara solo un fatto: la prova balistica dimostra che i proiettili che hanno ucciso i pescatori indiani non sono partiti dalle armi in dotazione ai nostri marò. Altrimenti perché dovrebbero cercare un'altra arma?
Quindi manca la prova madre dell'intero processo.
Questo era l’errore madornale che attendevamo da tempo da parte di un Paese che non ha ancora una tradizione democratica tale da consentire la netta separazione dei tre poteri dello Stato, legislativo, esecutivo e giudiziario.
L’altro errore lo stanno reiterando nei continui rinvii del processo sulla legittimità della giurisdizione, che seguono i tempi della perizia balistica.
Come dire che, senza prove, non sanno proprio cosa decidere: che senso avrebbe processare i due militari (e cioè inimicarsi il Mondo occidentale) se sapessero a priori che ne uscirebbero assolti?
Ora che sappiamo la verità, vediamo come agiranno le loro autorità.