Anna Lina Molteni: «Lo specchio verde. I libri e le montagne»

La vita di Giovanna Zangrandi, che considerava la montagna una scelta di vita: il Cadore diventa non solo la sua terra d’adozione ma anche il teatro della Resistenza

Titolo: Lo specchio verde. I libri e le montagne di
            Giovanna Zangrandi

 
Autrice: Anna Lina Molteni
Editore: Monterosa Edizioni.it, 2023
 
Pagine: 316, Brossura
Prezzo di copertina: € 22,50

 Descrizione  
Un viaggio, anzi, come direbbe l’autrice, un vagabondaggio tra le parole e i luoghi di quella donna complessa e straordinaria che fu Giovanna Zangrandi: montanara per scelta, insegnante, partigiana, alpinista fortissima e rifugista, scrittrice di talento fino a oggi ingiustamente dimenticata.
Il lavoro accurato e appassionato di Anna Lina Molteni approfondisce il contenuto delle opere di Zangrandi più conosciute e di quelle ormai quasi irrintracciabili, fruga in archivi che custodiscono lettere, diari, racconti e articoli inediti cercando di superare la frammentazione e a volte il «travestimento letterario», nel quale la scrittrice mischia verità e finzione, realtà e fantasia, soprattutto quando intreccia la sua vicenda personale con la storia dei suoi anni, in particolare quelli della Resistenza veneta.
 
 Il personaggio 
Giovanna Zangrandi, pseudonimo di Alma Bevilacqua, nasce a Galliera in provincia di Bologna, e dopo la laurea in chimica si trasferisce a Cortina, dove insegna, scrive sui giornali locali, arrampica e fa la maestra di sci. In seguito agli eventi dell’8 settembre 1943, sceglie di schierarsi contro il nazifascismo: diventa staffetta partigiana, nome di battaglia «Anna», nella brigata Calvi divisione Nannetti.
Dopo l’impegno nella Resistenza, si dedica maggiormente alla scrittura.
Negli anni Cinquanta collabora con l’Unità, Gioia, Epoca, Amica, La Nazione, Noi donne. Nel 1954 pubblica con Mondadori I Brusaz, che vince il Premio Grazia Deledda, nel 1959 «Il campo rosso» (Premio Bagutta) e nel 1963 «I giorni veri», uno dei capolavori della letteratura della Resistenza.
Nel 1946 costruisce il Rifugio Antelao, realizzando il sogno fatto con il comandante di brigata Severino Rizzardi «Tigre», ucciso in un’imboscata il 26 aprile 1945.
Il rifugio diventa in seguito proprietà del CAI.
Per Giovanna Zangrandi la montagna è prima di tutto una scelta di vita; il Cadore diventa non solo la sua terra d’adozione ma anche il teatro della Resistenza e il suo luogo del cuore.