Natale Libri, «I diavoli neri» di Paolo Riccò
La vera storia della battaglia di Mogadiscio, scritta dal comandante della compagnia
Titolo: I diavoli neri» di Paolo Riccò. La vera storia
della battaglia di Mogadiscio
Autore: Paolo Riccò
Editore: Longanesi 2020
Pagine: 320, Rilegato
Prezzo di copertina: € 18.90
Descrizione
In questo racconto serrato e partecipe, il generale Riccò, attuale comandante dell'Aviazione dell'esercito, nonché Medaglia di Bronzo al Valor Militare per il coraggio dimostrato a Mogadiscio, ricostruisce attraverso documenti e testimonianze inedite la vera storia di quei tragici giorni, svelando i particolari di una vicenda i cui aspetti non sono ancora stati del tutto resi noti.
Sono ormai passati più di venticinque anni da quel 2 luglio 1993, il giorno della battaglia di Mogadiscio tra le truppe italiane e i ribelli somali.
Ma il ricordo di quegli scontri è ancora vivo nella memoria di tutti, non solo di chi lo ha vissuto in prima persona come il generale Paolo Riccò.
Conosciuta anche come la battaglia del checkpoint «Pasta» e ricordata per essere stata la prima che ha visto impiegati i militari dell'esercito italiano dalla fine della Seconda guerra mondiale, fu uno scontro molto cruento in cui persero la vita tre soldati italiani e moltissimi altri furono gravemente feriti.
La XV compagnia paracadutisti «Diavoli Neri», grazie al durissimo addestramento a cui li aveva sottoposti il loro capitano, il generale Riccò, fu l'unica compagnia in grado di rispondere all'attacco delle milizie somale.
Il commento
Ho acquistato e letto questo libro non appena è uscito, scritto dal generale Paolo Riccò, perché volevo vedere qual era lo stato dell’esercito in quella missione importante, dato che era accaduta in un momento interessante per me.
Quando ho frequentato la Scuola Militare Alpina ad Aosta nel 1969, l’Esercito Italiano si trovava in un momento di difficoltà. Avevamo armi obsolete, come il Garand, o superate, come la Beretta 36 calibro 9 corto, ma anche insuperabili come la MG. La radio che avevamo, la ANGRC9, pesava 80 chili e tirava a 80 km.
I comandanti generali erano perlopiù reduci della Seconda Guerra Mondiale e non si sapeva che futuro potesse attendere le nostre Forze Armate.
Eppure il corso che avevo seguito alla SMA era paragonabile alla scena iniziale di Full Metal Jacket.
Poi, quarant’anni dopo, mi sono portato con missioni giornalistiche svolte nei teatri di guerra dove era impegnato il nostro Paese e trovai un esercito fantastico, ben attrezzato con armi modernissime (c'è ancora la MG), dotato delle migliori attrezzature elettroniche, composto da gente più che motivata (tutti professionisti), ma soprattutto sostenuto davvero dal nostro Paese, dalle Istituzioini e dal popolo italiano.
E, tra le mie missioni, ho conosciuto anche i Diavoli Neri in una visita alla Folgore.
Quello che ai miei tempi era fantascienza, era diventata realtà. Il nostro esercito è oggi uno dei migliori del mondo, con il vantaggio in più di essere composto da Italiani. La nostra fama ci precede: la gente del posto spera sempre che tra le forze armate in missione ci sia il tricolore.
Quello che cercavo leggendo il libro di Riccò, relativo a una missione che si è svolta a metà strada tra il mio servizio militare e le mie missioni giornalistiche, era vedere in quale stato si trovavano i nostri militari in quel periodo.
Beh, l’autore stesso rappresenta di per sé un grande passo avanti, sia perché ha descritto con cognizione di causa la situazione politica della terra di Mogadiscio, sia perché sul campo ha sempre usato il buonsenso, sia perché ha avuto sempre il coraggio di dire quello che pensava.
Ai miei tempi non si poteva esprimere la propria soggettività, ma devo dire che anche ai tempi della missione dei Diavoli Neri non era cambiato molto. Cioè Riccò poteva esprimere il suo pensiero, ma senza che qualcuno ne tenesse conto.
Oggi non è più così, ma nel 1993 la distanza tra i comandi superiori e quelli che erano impegnati sul campo era rimasta abissale. La compagnia dei Diavoli Neri si è trovata in mezzo al più duro combattimento di allora, con morti e feriti, ma ai piani superiori si è cercato di smorzare i toni, come se la gloria di qualcuno potesse mettere in ombra chi non aveva fatto niente.
L’allora capitano Riccò aveva dovuto arrangiarsi da solo, prendendo decisioni difficili, cercando soprattutto di difendere la vita dei suoi uomini e la dignità della nostra bandiera.
Quando poi ha raccontato la sua storia al colonnello comandante, protestando di essere stato dimenticato, aggiunse una battuta che resterà nel tempo: «Attendevo ordini, che non sono mai arrivati!»
Ottimo libro, ben scritto, coinvolgente, istruttivo. E sarebbe perfino piacevole, se non fosse che non è un romanzo ma pura verità.
G. de Mozzi – [email protected]