Fresco di stampa, ecco il nuovo libro di Maurizio Panizza
«Trentino da raccontare - Cronache di fatti e personaggi da una terra di confine» – Un tuffo nel passato fra misteri e scoperte
Titolo: Trentino da raccontare - Cronache di fatti e
personaggi da una terra di confine
Autore: Maurizio Panizza
Editore: Curcu e Genovese 2020
Pagine: 224, con 200 foto d'epoca
Prezzo di copertina: € 20
Esce fra alcuni giorni nelle librerie l’ultimo libro dello scrittore Maurizio Panizza.
Stavolta si tratta di una raccolta di indagini storiche di cui il nostro collaboratore ha già fornito un’anteprima, negli scorsi anni, attraverso le pagine del nostro giornale L’Adigetto.it.
La filosofia è sempre quella del divulgatore che intende creare un ponte fra presente e passato.
Infatti, in ogni circostanza del presente c’è sempre una linea sottile che ci unisce al passato e ci fa crescere: è la linea della memoria che passa, appunto, anche attraverso i racconti.
Fortunato, è da dire, chi sa cercare questo legame e coltivarlo con passione perchè avrà un occhio in più per leggere e comprendere il proprio presente.
Questo libro porta con sé lo stesso spirito e in più ha l’ambizione di dare risposte utili alla conoscenza e al ricordo.
Qui, in sostanza, la narrazione è come un tuffo nel passato attraverso il quale viene proposta al lettore una raccolta di storie pressoché sconosciute che lo conducono nei tempi che vanno dalla metà dell’800 fino alla prima metà del ’900.
Sono lievi monografie che narrano vicende di vita, talvolta purtroppo anche tragiche perché sono quelle che spesso rimangono scritte sui giornali, nei libri, nella memoria collettiva.
Qui trova spazio, ad esempio, la leggenda del «Sasso dei bimbi» di Torbole, oppure la ricostruzione di uno scandalo sessuale di fine Ottocento, consumato a Pergine.
O, ancora, l’uccisione del preside del liceo di Rovereto e di sua nipote allo scoccare del 1900, ma anche il naufragio in Brasile di un piroscafo sul quale nel 1927 era imbarcato un giovane di Volano.
Ma c’è pure la triste vicenda di Chiarina Beltrami che in quegli stessi anni, a Mori, venne uccisa «due volte» (dall’assassino e dall’Opinione pubblica), oppure l’amore di una baronessina nato a fine Ottocento grazie alla costruzione della ferrovia per Riva del Garda.
Trenta racconti corredati di fotografie e di documenti d’epoca che aggiungono preziose suggestioni alle parole scritte.
Tutte tessere di uno stesso mosaico, pagine intense di umanità che nel corso della lettura faranno scoprire, accanto a storie di altri tempi, anche «profili» di personaggi di oggi che alla pari degli altri hanno pure loro qualcosa di importante e di unico da raccontare.
Vicende straordinarie della nostra terra, insomma, tutte unite dal gusto dello stupore e della scoperta, ma anche storie di un Trentino d’altri tempi, a volte sconosciuto, a volte dimenticato, sempre un Trentino, però, a cui voler bene.
«Un giornalista che ha le doti del narratore» – Di Leonardo Iozzi Quest’opera, pubblicata di recente, raccoglie magistralmente più di 30 inchieste, effettuate dall’Autore, su personaggi e fatti accaduti in tempi e luoghi diversi collegati comunque al Trentino. Il libro si presenta in una veste briosa ed invitante alla lettura. Invogliato da splendide fotografie di grande interesse documentario e storico, il lettore, fin dalla prima pagina, intuisce che, solo percorrendo, contemporaneamente, il cammino letterario su due piani - quello della lettura vera e propria e quello della visitazione delle foto - può afferrarne appieno il contenuto, il messaggio: la conoscenza di tanti fatti poco noti o dimenticati e i personaggi che ne furono i protagonisti («Italia, il prezzo della Libertà», «M.A.R. un amore di ferrovia»). Nel libro non ci sono solo l’ottimo giornalista che vuole informare, ragguagliare, circa l’emigrazione nella prima metà del Novecento e i profitti di uomini senza scrupoli («Il sogno di Isidoro»), il ricercatore che scava negli archivi dei Tribunali («La donna che morì due volte»), lo scrittore che cerca l’ultimo testimone degli orrori dell’ultimo conflitto mondiale per potere narrare fatti rimasti misteriosi («Morire a Sant’Ilario»); ci sono anche lo storico che vuole far conoscere la verità su un episodio non chiaro della prima guerra mondiale («Valmorbia – Werk. Un forte, due bandiere?»), il sociologo che descrive la precaria situazione lavorativa nel Trentino del 1963 («Sopravvivere al Vajont») e lo studioso di folclore che vuole ricordare credenze e tradizioni estinte («Il sasso dei bimbi»), nonché il cambiamento ambientale di luoghi che assistono alla morte di certi cenacoli culturali. Con quest’opera, Maurizio, oggi, può dirsi interprete colto e attendibile della realtà trentina degli ultimi centocinquanta anni di cui ci offre schegge e momenti significativi ponendosi, con obiettività, al di sopra delle parti e di vieti nazionalismi. Per una valutazione artistica del lavoro, i vari racconti non vanno visti come compartimenti stagni, né considerati momenti artistici isolati. Ogni racconto è una perla e le perle, messe assieme, formano una bellissima collana di cui il filo che le tiene unite è il territorio Trentino e i suoi abitanti. Credo che lo scrittore, con questa serie di gemme, abbia voluto tessere nel modo più semplice la storia della sua Terra trentina, dal periodo che va dall’appartenenza all’Impero asburgico ai tempi nostri. Panizza, con la sua struttura narrativa, perfetta dal punto di vista linguistico, al pari di un artista, ci dà un mosaico della sua arte, le cui tessere sono rappresentate dai singoli racconti. Nei trentuno racconti, si rilevano, qua e là, l’amore contrastato che finisce in tragedia, le differenze sociali che dividono l’umanità («M.A.R. Un amore di ferrovia»), le sciagure che cambiano l’essere umano («L’uomo che vede con il cuore»). Panizza, rispettando la verità dei fatti, nonché i segni di storicità della fede (Italia Spagnolli: morente, «domandò che venisse chiamato un sacerdote»), non imponendo mai la sua ideologia, accompagna i racconti con la sua congeniale profonda riflessione, con i suoi «nobili sentimenti». Quanta sentita partecipazione nel racconto su Aldo Baroni, l’uomo che ha perso la vista: «Nel 1993, in una tiepida sera di primavera, mentre Aldo stava lavorando nell’orto di casa, gli sfuggì di mano la vanga che cadde a terra: piegò subito lo sguardo verso il basso ma non fu in grado di distinguerla fra il terreno. Né, da allora in poi, riuscì più a vedere il sorgere de sole, i tramonti, le persone care, se stesso allo specchio». Chiudo questa mia breve nota segnalando due saggi, «Tu non hai vinto» e «Un Re sfortunato muore ad Arco» (Francesco II di Borbone), nei quali Panizza si appalesa come ottimo ricercatore. Proprio qui la sua rigorosa metodologia gli consente di sfuggire i luoghi comuni e di rappresentare i personaggi come sono in realtà: nel caso di «Franceschiello» , un ex Re dignitoso, che vive senza traumi la vita di semplice cittadino. Prof. Leonardo Iozzi Storico - Roma |