CryoSat, così si sta sciogliendo l’Antartide – Di Giulia Bonelli
Le informazioni raccolte dal satellite CryoSat dell’ESA forniscono nuovi dati sullo stato di Larsen C, il grande iceberg che si sta distaccando in Antartide
Stiamo per dire addio a uno dei più grandi colossi d’Antartide, il ghiacciaio Larsen C.
Il progressivo distacco di questa struttura grande quanto tutta la Liguria e antica almeno 10mila anni è ormai noto da tempo: i dati satellitari mostrano infatti che dall’inizio del 2016 a oggi il processo di distacco ha subito una grande accelerazione.
A monitorare la situazione, i satelliti radar Sentinel-1 della costellazione ESA Copernicus e la costellazione COSMO-SkyMed dell’ASI, nell'ambito di un progetto italiano a guida CNR, grazie all'iniziativa Open Call dell'ASI destinata alla comunità scientifica internazionale.
Ora un nuovo aggiornamento arriva dai dati di CryoSat, missione ESA lanciata nel 2010 con l’obiettivo di misurare lo spessore dei ghiacci che galleggiano sui mari che abbracciano l’Antartide.
«Utilizzando le informazioni di CryoSat – dice Noel Gourmelen dell’Università di Edimburgo – abbiamo mappato l’altezza del ghiacciaio al di sopra della superficie dell’oceano.
«I dati mostrano che l’iceberg è spesso 190 metri e contiene circa 1.155 chilometri cubi di ghiaccio.
«Abbiamo anche stimato che la profondità sotto il livello del mare potrebbe essere all’incirca 210 metri.»
Il fenomeno dello scioglimento dei ghiacci dell’Antartide è seguito da circa 13 anni, ma negli ultimi tempi l’attenzione della comunità scientifica è aumentata.
L’area che si sta staccando dalla piattaforma orientale di Larsen C misura infatti oltre 5.000 chilometri, il che la renderà una delle più grandi porzioni di ghiaccio mai perduta dal continente bianco.
Nei prossimi mesi, Cryosat giocherà un ruolo fondamentale nel seguire il comportamento dell’iceberg e monitorarne i cambiamenti.
«Non siamo sicuri di ciò che accadrà a Larsen C – continua Gourmelen – e da quel che sappiamo potrebbe persino rompersi in più parti.
«Ma in qualunque caso le correnti oceaniche probabilmente lo trascineranno verso nord, oltre le isole di Falkland: il che potrebbe costituire una minaccia per le navi in viaggio attraverso il Canale di Drake.»
Giulia Bonelli
(ASI)