Teatro Sociale sold out per il talk show di politica ed economia

Moderato da Del Debbio, l’evento ha visto la partecipazione di tre giornalisti noti volti televisivi: Biraghi, Sorgi e Fusani

Photo Pisoni Roberta.
 
Un Teatro Sociale esaurito ha ospitato ieri sera l’evento «Dove stiamo andando, politica ed economia».
In tantissimi, giovani e meno giovani, hanno seguito dalla platea e dalle logge il dibattito moderato da Paolo Del Debbio, giornalista, conduttore televisivo e docente di Etica ed economia all’Università IULM di Milano, e animato da tre illustri firme del giornalismo italiano e noti volti televisivi quali Marcello Sorgi, editorialista de La Stampa, Sarina Biraghi, editorialista de La Verità, e Claudia Fusani, cronista con un passato a la Repubblica e all’Unità.
Assente il direttore de Il Fatto Quotidiano online Peter Gomez, influenzato.
L’evento, che si inserisce nelle celebrazioni per i primi 25 anni di attività della Fondazione Caritro, a un mese dalle elezioni politiche e in piena campagna elettorale ha offerto un’analisi della situazione italiana abbracciando il variegato punto di vista dei tre giornalisti.
 
Un vero e proprio talk show – che sarà trasmesso domenica su TGCOM 24 alle 22.30 - che dai salotti televisivi si è spostato in un contesto più suggestivo ed elegante qual è per l’appunto il Teatro Sociale di Trento.
A fare gli onori di casa il presidente di Fondazione Caritro, Michele Iori, il quale si è soffermato sul rapporto molto stretto, fatto di influenze ma anche di ingerenze, che politica ed economia hanno sempre avuto nel nostro Paese, sottolineando come in un momento di grande incertezza come quello che stiamo vivendo sia importante ospitare anche a Trento un dibattito a più voci, con tre giornalisti che esprimono idee e sensibilità diverse.
Un evento che fa seguito a quelli ideati nei mesi scorsi dalla Fondazione nel solco dei diritti umani, della giustizia e della politica.
«Non aspettatevi di uscire da qui con la risposta alla domanda Dove stiamo andando?», sono state le prime parole di Del Debbio rivolte alla platea.
 

 
«Una risposta che rispetto al passato è quanto mai incerta. Ad essere certi invece sono i sondaggi che dicono che fra le istituzioni vicine ai cittadini la politica è all’ultimo posto, ai minimi storici; altissima è invece la disillusione dei votanti. La sfiducia nutrita dagli elettori aumenta sempre più e di conseguenze il loro numero continua a calare.»
Un clima di incertezza aumentato anche dalla breve durata di questa campagna elettorale e dal tipo di comunicazione che viene offerta ai cittadini.
«Una comunicazione che – secondo Fusani - induce ad alzare i toni, fatta di tweet e di frasi brevi figlie dell’avvento dei social media. I Cinque Stelle hanno stravolto le regole della comunicazione, ma noi cittadini in questo abbiamo un ruolo importante: dobbiamo essere più severi e pretendere di più.»
Spazio anche alle varie proposte, più o meno utopistiche, lanciate dai vari partiti come l’abolizione delle tasse universitarie.
 
«L’unica cosa vera che viene detta – ha chiosato Sorgi, ex direttore del Tg1 ed ex direttore de La Stampa – è che tutti i partiti vogliono andare al governo e che sono disposti ad andarci con chiunque. Ci troviamo di fronte ad un carnevale delle proposte, ad una campagna orfana delle ideologie. Le proposte ci sono sempre state, ma in passato erano inserite in una cornice ideologica.»
Secondo Biraghi attualmente «la politica non ha una visione ed è incapace di parlare di questioni vicine ai cittadini, a tal punto che temi scottanti come i terremotati e l’immigrazione sono spariti dai vari dibattiti.»
Numerose le questioni affrontate ieri sera: dalle possibili alleanze di governo al ruolo – decisivo come non mai secondo Sorgi - del presidente Mattarella che dopo il voto dovrà conferire l’incarico di formare il governo in assenza (secondo gli ultimi sondaggi) di una maggioranza definita.
Il dibattito ha toccato anche temi macroeconomici, come ad esempio la questione del rapporto deficit-Pil ed una riflessione sul perché un paese come gli Usa sia appetibile dagli investitori stranieri pur in presenza di un debito pari al 160 per cento, mentre l’Italia lo sia decisamente meno con un debito inferiore, che si aggira sul 130 percento.