La Provincia e i bulli della politica – Di Guido de Mozzi

Un tempo bisognava saper perdere. Oggi si deve saper vincere. O si diventa bulli

Come abbiamo scritto in un articolo precedente, mai una giunta provinciale si è trovata così in difficoltà a trovare la quadra dopo una vittoria così evidente.
La prima immagine che ne esce è che i nostri politici guardano più alle poltrone che al futuro della nostra autonomia. Ma la seconda, più ponderata, porta alla luce aspetti ancora meno edificanti: gli alleati non si stimano.
Noi sapevamo da tempo che Spinelli voleva fare un passo indietro, per il bene del Trentino. Però Fugatti, che vedeva nell’amico l’artefice reale della sua vittoria (con lui il presidente conta nove consiglieri), ha poi dovuto far buon viso a cattivo gioco.
A nulla è servita la stella cadente del povero Claudio Cia, che si è trovato alla guida dell’assessorato più breve della storia trentina. Una brava persona  sacrificata per niente.
Quindi Gerosa ha assunto la tanto agognata vice presidenza e il cambio dell’assessorato che riteneva troppo inferiore alle proprie aspirazioni.
 
Quello che è successo dopo, dicevamo, è politica da bar. Politica gestita fra l’altro da un coordinatore non trentino. Sarebbe come se il PATT andasse a Bolzano per dire a Kompatscher che non capisce nulla…
Fatto sta che la vittoria di Pirro ottenuta da Fratelli d’Italia ha scatenato i bulli del partito, come se Fugatti fosse diventato presidente per caso.
La vittima designata dai FdL però è Achille Spinelli, come se fosse stato lui a scippare la vice presidenza a Gerosa. E le battute che stanno circolando nel loro gruppo su WhatsApp dimostrano la bassa considerazione che hanno delle istituzioni.
Come intitola il T Quotidiano in un articolo sulle battute infelici di FdL, «Spinelli non è una cima».
Ma è questa la considerazione che hanno dei loro colleghi? Anzi del collega che più ha dimostrato capacità professionali e di aggregazione politica…
 
La gente comune potrebbe domandarsi perché rimangono in giunta se hanno davvero così poca considerazione dei propri compagni di coalizione. Eppure la risposta è semplice: perché altrimenti tornerebbero a casa.
Ricordiamo che il Consiglio provinciale non può sfiduciare il presidente, mentre il presidente può sciogliere il Consiglio.
Quindi tutto andrà avanti come prima. Cioè lavorando insieme senza alcuna stima dei propri colleghi… perché è così che si legge dalle loro battute da bar.
Infine ci si pone un’altra domanda. Cos’è che aveva spinto a suo tempo la Gerosa a voler candidare alla presidenza al posto di Fugatti? E perché ha messo in crisi la Giunta finché non ha ottenuto la vicepresidenza a tutti i costi?
Secondo noi la presunzione.
I successi oggettivi di Giorgia Meloni e le battute infelici di Salvini possono aver diffuso la convinzione che la verità stia in Fratelli d’Italia.
E così sono diventati bulli.

G. de Mozzi